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Crescita a due cifre dell’export di formaggi. I motivi burocratici, spiegati dai Direttori dei Consorzi di tutela, per cui sono calate le esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano in Canada
Scritto il 25-09-2019 da Ufficio stampa | Categoria: Prodotti a denominazione
Dopo il rallentamento osservato nel 2018, i primi sei mesi del 2019 hanno fatto registrare una crescita a due cifre per le esportazioni di formaggi e latticini. Secondo le elaborazioni Ismea su dati Istat, la prima metà dell’anno ha visto crescere le nostre spedizioni all’estero di oltre il 12%, in decisa accelerazione rispetto all’andamento contenuto del 2018 (+3%), il più basso degli ultimi 10 anni. A trainare il comparto in questo primo semestre si segnalano i formaggi stagionati (+14,5%, per 772 milioni di euro pari al 45% del totale comparto) e i formaggi freschi (+6,3% per un valore di 424 milioni.
Nei primi mesi del 2019 c’è stato un calo nell’export di Grana padano e Parmigiano Reggiano verso il Canada . Il motivo? Lo spiegano i Direttori dei due Consorzi di tutela.
Il Consorzio Grana Padano attribuisce il calo a una gestione poco accorta delle quote d’esportazione da parte del governo canadese. “Sono state distribuite le quote a soggetti non in grado di gestire formaggi stagionati ad alto costo” spiega il direttore Stefano Berni. Soggetti che l’anno scorso, approfittando di questa apertura, hanno acquistato grandi quantità di formaggio (più 20% di Grana Padano e Parmigiano Reggiano) e riempito i magazzini. “Il problema – prosegue Berni – è che sono aumentate le quantità ma non i consumi. Questi titolari di quote hanno, di conseguenza, cominciato a svendere. E così facendo hanno reso poco appetibile l’acquisto da parte degli importatori abituali, scoraggiati dai prezzi troppo bassi. Se le quote fossero state affidate ai clienti storici, questo non sarebbe successo”.
“Tra qualche settimana- continua Berni – c’è una riunione della commissione Ceta, alla quale ho già mandato una nota, in cui dovrebbe essere rivisto il meccanismo di ripartizione. Per evitare che l’obiettivo di amplificare l’export si trasformi in un boomerang”.
Accordi di libero scambio positivi, ma da rivedere nei meccanismi di funzionamento, per il Consorzio del Parmigiano Reggiano. “Prima dell’entrata in vigore del Ceta – commenta il presidente Nicola Bertinelli – il Canada poteva importare 14mila tonnellate di formaggi a dazio zero. Essendo la quantità calmierata, il valore di ciascuna quota era alto e poteva essere ripagato solo importando un formaggio ad alto valore. A fine 2017, con l’entrata in vigore del Ceta, l’export di Parmigiano Reggiano e Grana Padano è esploso poiché il limite di importazione senza pagare dazio è passato da 14mila a 30mila tonnellate. Poco dopo, però, il valore delle quote di importazione è passato da circa 7 euro e 50 a zero. L’azzeramento del valore delle quote ha reso conveniente importare formaggi di basso valore ed ha ridotto l’import di formaggi ad alto valore come il Parmigiano Reggiano”.
Le dichiarazioni dei due Direttori sono tratte da La Gazzetta di Mantova.