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16-03-2016 - La crisi del prezzo latte raccontata a Ballarò (rai3)

Scalenghe 3Nel corso della puntata di ieri sera di Ballarò, condotta da Massimo Giannini su Rai Tre, in cui  si é parlato di cibo (dall’olio tunisino al latte), è stato effettuato anche un collegamento con l’azienda agricola dei fratelli Bertello, in regione Campolungo a Scalenghe (To), in collaborazione con la Cia del Piemonte. Presenti il presidente regionale della Cia, Lodovico Actis Perinetto, il Vice Presidente regionale Gabriele Carenini, il Presidente provinciale, Roberto Barbero, il direttore regionale Giovanni Cardone ed un centinaio di allevatori non solo della zona, ma anche cuneesi e novaresi.

Argomento del collegamento, la crisi del latte. Massimo Bertello ha lanciato dal microfono di Ballaro’ un vero e proprio grido di allarme. Da troppo tempo gli allevatori sono costretti a lavorare con prezzi di vendita al di sotto dei costi di produzione e molte stalle sono costrette a chiudere perché non ce la fanno più. L’azienda dei fratelli Bertello in un anno ha visto scendere la remunerazione del proprio prodotto di 10 centesimi al litro.

Davide Rosso, titolare di un’azienda che fornisce la materia prima per la produzione di formaggi freschi e responsabile regionale latte della Cia, ha mostrato alcuni dei formaggi tipici e Dop realizzati con latte piemontese: il Bra, la Toma piemontese, la Raschera e il Gorgonzola. Prodotti caseari di altissima qualità perché il latte crudo inizia la trasformazione in caseifici posti a pochi chilometri di distanza dal luogo di mungitura, ma la cui esistenza è messa in pericolo dalla chiusura delle stalle e dall’invasione di latte straniero, più economico e che può essere utilizzato per la realizzazione di prodotti “made in Italy” per l’assenza di regole europee sull’etichettatura e sulla tracciabilità.

Actis Perinetto nscalenghe 1el suo intervento in diretta – interloquendo con gli ospiti in studio del conduttore Massimo Giannini, gli europarlamentari Matteo Salvini, leader della Lega Nord, e Simona Bonafè, del Partito Democratico -,  ha invitato i politici a darsi da fare a Bruxelles invece che scontrarsi negli studi televisivi, perché é a Bruxelles che si gioca la partita più importante per latte. La crisi del latte ha una dimensione europea, ma dall’Europa arrivano risposte molto parziali ed affatto risolutive. Il recente Consiglio agricolo europeo é stato una delusione. La Ue ha scelto di non decidere. Manca una visione strategica su come affrontare concretamente e in misura strutturale la questione lattiero casearia.

“Il mercato del latte è in piena défaillance – ci ha detto il Presidente regionale della Cia Lodovico Actis Perinetto al termine del trasmissione -, perché non ce la fa ad assorbire l’eccesso di produzione determinato dalla fine delle quote latte, e perché contemporaneamente ha subito gli shock dell’embargo russo, la diminuzione dell’export verso la Cina e la caduta dei consumi nazionali. La relazioni interprofessionali in questo momento sono pessime. La volontà preannunciata da Lactalis di ridiscutere o di rescindere i contratti in essere, potrebbe portare al tracollo finale un gran numero di stalle. Gli industriali stanno tentando di scaricare tutti i costi della crisi sui produttori. E’ una scelta miope perché se la produzione entra in crisi, tutta la filiera prima o poi ne pagherà le conseguenze”.

“A causa della crisi – ha aggiunto il Vice Presidente regionale Gabriele Carenini – si rischia la chiusura di molte stalle e l’aumento della dipendenza del nostro Paese dalle importazioni. Abbiamo presentato come Cia, in occasione della “marcia della vacche” del 7 marzo scorso, un documento in nove punti di richieste che chiediamo al Governo di prendere in seria considerazione. C’è bisogno di un salto di qualità nella risposta che le Istituzioni, in particolare l’Europa ed il nostro Governo, devono dare al comparto del latte. Non si può continuare a mettere in campo solo interventi tampone. Siamo davanti ad una crisi strutturale cui occorre far fronte con delle azioni straordinarie, in mancanza delle quali per la zootecnia italiana da latte si potrebbe spalancare una situazione di difficile governabilità e dalle oscure prospettive”.

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