Nell’individuazione dei possibili siti per il deposito nucleare in Piemonte – 8 aree, due nel Torinese, 6 nell’Alessandrino – “si è agito come se l’agricoltura non esistesse. Nessuna considerazione per coltivazioni di pregio come l’Erbaluce del Canavese e il Peperone di Carmagnola Igp, nessuna attenzione al consumo del suolo, tema centrale della tutela ambientale. Queste scelte sono inaccettabili e ci batteremo fino in fondo per far valere le ragioni degli agricoltori“. Così il presidente regionale di Cia (Agricoltori italiani) del Piemonte, Gabriele Carenini, dopo la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per Il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. “Negli anni la campagna del Piemonte – osserva Carenini – ha già dovuto pagare un prezzo altissimo agli insediamenti e alle emergenze che impattano sull’ambiente, non si può accettare che gli agricoltori non vengano nemmeno informati su scelte che stravolgeranno le loro aziende. Il Piemonte ha un’agricoltura di primo livello, proiettata nel futuro. Il deposito delle scorie nucleari vuol dire tarpare le ali a imprese agricole“. Sulla questione intervengono anche Stefano Rossotto e Luigi Andreis, rispettivamente presidente e direttore di Cia Agricoltori italiani delle Alpi “Ciò che lascia sconcertati – osservano – è la totale assenza, tra i criteri di valutazione dei siti, del valore agricolo e paesaggistico del territorio, senza contare che queste scelte appaiono quantomeno incomprensibili anche rispetto all’attuale orientamento legislativo sul consumo del suolo. Auspichiamo che si arrivi al più presto ad un tavolo di concertazione con Ministero dell’Ambiente, Regione, Provincia e Comuni interessati per rappresentare le istanze degli agricoltori“. In merito alla questione, si esprimono altresì il presidente Cia Alessandria Gian Piero Ameglio e il direttore Paolo Viarenghi: “Siamo perplessi sulle modalità di realizzazione del progetto: le Organizzazioni agricole non sono state coinvolte nella sua stesura e apprendiamo a cose fatte le prime informazioni, che risultano essere ancora poco esaustive. Seguirà nelle prossime settimane la fase di consultazione, in cui esprimeremo la nostra forte preoccupazione sull’impatto che questo progetto avrà sull’agricoltura del nostro territorio, ricca di terreni a vocazione orticola e cerealicola nelle zone prese in esame. Le produzioni di qualità non potranno essere ritenute tali, in futuro, se coltivate accanto a scorie nucleari. Questo avrebbe conseguenze gravissime sull’economia del nostro territorio”.