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Il Ceta è “provvisoriamente” in vigore, ma lo resterà ancora a lungo
Scritto il 16-09-2019 da Ufficio stampa | Categoria: agroalimentare
Il dibattito se si debba ratificare o no il Ceta (l’accordo tra Ue e Canada) ha qualcosa di surreale. Il Ceta è in “esecuzione provvisoria” dal 21 settembre 2017, cioè è di fatto in vigore nelle sue parti più qualificanti e lo resterà ancora a lungo, anche se il nostro Parlamento non lo dovesse ratificare. Non c’é infatti scadenza per l’applicazione provvisoria.
Il trattato prevede la liberalizzazione del 99,8% delle linee tariffarie, di cui il 98,4% é stato liberalizzato il giorno in cui il Ceta é entrato in vigore. Sono esenti da dazi molte merci, soprattutto agroalimentari.
La maggioranza dei Paesi dell’Unione, compresi Spagna e Francia, che condividono esigenze ed obiettivi simili a quelli del Belpaese, ha deciso di ratificarlo. Il direttore generale dell’Ismea, Raffaele Borriello, ricorda come “dal punto di vista dell’analisi economica il Ceta è destinato a generare benefici ampi e diffusi, specie per i Paesi, come l’Italia, vocati all’esportazione”.
I dati confermano i benefici del Ceta. Nel primo anno di applicazione dell’accordo l’export italiano in Canada è complessivamente aumentato del 3,8%, mentre l’interscambio ha registrato un + 2,3%. Nello stesso periodo di riferimento, il settore agroalimentare italiano ha visto un aumento del +5,9 % e il comparto dei vini in particolare del +2,8 %.
In merito alla tutela delle Indicazioni Geografiche è interessante segnalare che, a seguito della firma del Ceta, oggi il Canada protegge molte Indicazioni Geografiche (41 denominazioni italiane, pari a oltre il 90% del fatturato dell’export nazionale a denominazione d’origine nel mondo) sia attraverso l’accordo, sia tramite un sistema di protezione autonomo, che il governo canadese ha deciso di creare proprio su impulso dei negoziati per l’accordo.
In Canada è stato infatti creato un registro delle Indicazioni Geografiche riconosciute, che può essere ampliato non solo tramite gli strumenti di applicazione dell’accordo Ceta, ma anche tramite richiesta diretta del titolare di un’Indicazione Geografica. Sarebbe importante che i Consorzi di tutela sfruttassero questa opportunità.
Il trattato contiene inoltre una chiarissima clausola che impedisce l’import di prodotti che non rispettano gli standard di sicurezza europei.
Se il Ceta venisse ratificato da tutti i Parlamenti nazionali (l’ok a questo accordo commerciale è arrivato per ora da 15 Stati), le linee tariffarie liberalizzate passerebbero dal 98,4% al 99,8%. La ratifica del Parlamento italiano e degli altri Parlamenti nazionali avrebbe un significato politico, ma non cambierebbe di molto la situazione attuale.
Bisogna comunque vigilare per evitare che l’accordo generi un abbassamento degli standard di qualità e dia diritto di cittadinanza in Canada a prodotti di Italian sounding che possono danneggiare il processo di valorizzazione del vero made in Italy.