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Il regime delle quote latte è stato abolito nel 2015, ma continua a lasciare una strascico di liti e sentenze
Scritto il 18-09-2019 da Ufficio stampa | Categoria: Latte
Con sentenza emessa l’11 settembre scorso dalla Corte di giustizia europea potrebbe derivare un ricalcolo delle multe. La sentenza é stata emessa a seguito di un ricorso di alcuni produttori esclusi dai rimborsi perché non avevano provveduto direttamente o per il tramite dei primi acquirenti al pagamento delle multe. Sembra una cosa di buon senso, ma invece cozza contro alcune pieghe dei regolamenti comunitari. Spetta ora al giudice italiano dare una risposta definitiva, che sia in linea con la decisione della Corte stessa.
Non commentiamo la sentenza, né ci interessa più a questo punto stabilire chi abbia torto e chi ragione. La sentenza della Corte europea é l’ennesima amara conseguenza di una vicenda, quella delle quote latte, che nel nostro Paese è stata purtroppo mal gestita fin dall’inizio.
Per oltre un decennio molti allevatori hanno sfondato la propria quota produttiva, con la complicità di alcuni Ministri dell’agricoltura e di alcune forze politiche che strizzavano l’occhio agli splafonatori, in barba agli impegni europei: “Non ti preoccupare, lavora, mungi quanto puoi e quanto vuoi”.Le sanzioni? Sciocchezze comunitarie. Le multe? Come i cavoletti di Bruxelles, stranezze d’oltreconfine.
In questa brutta vicenda a rimetterci sono stati i produttori onesti, che hanno agito nel rispetto delle regole, molti dei quali, a causa della progressiva erosione del reddito e per poter mantenere l’attività, sono stati costretti ad acquistare quote latte da chi ne possedeva, magari avendole ottenute in modo fraudolento, pagandole profumatamente e talvolta indebitandosi smisuratamente.
Il regime delle quote latte è stato abolito nel 2015. Sarebbe ora di riuscire a metterci una pietra sopra.