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In vigore dal primo febbraio l’accordo di libero scambio tra Ue e Giappone
Scritto il 04-02-2019 da Ufficio stampa | Categoria: Senza categoria
E’ entrato in vigore il primo febbraio scorso l’accordo di libero scambio tra Ue e Giappone. Un’intesa che l’industria alimentare Made in Italy, accoglie con grande favore, grazie alla riduzione di dazi e tariffe, ma anche al riconoscimento reciproco di un rilevante numero di prodotti a indicazione geografica. Ci si attendono, infatti, importanti progressi sul piano degli scambi commerciali e delle opportunità di mercato.
Il Giappone è il quarto mercato in ordine di grandezza per le esportazioni agricole comunitarie, che hanno un valore venti volte superiore a quello delle esportazioni giapponesi nell’UE. Il Giappone, inoltre, si presenta come un mercato ‘ricco’, caratterizzato da consumatori molto esigenti, continuamente alla ricerca di prodotti di nicchia e di assoluta qualità e che hanno finora mostrato grande interesse nei confronti dell’eccellenza del Made in Italy agroalimentare.
Dall’accordo deriveranno evidenti benefici per le esportazioni di vini, che attualmente scontano dazi del 15% e dei formaggi, che scontano dazi dal 30% al 40%”. L’Italia è il primo fornitore europeo di formaggi in Giappone e il quinto al mondo, e guida con il Gorgonzola la classifica dei formaggi erborinati, di cui detiene il 52% del mercato nipponico. Benefici anche per le esportazioni delle carni suine e delle carni bovine.
Con il Jefta, infine, vengono riconosciute oltre duecento indicazioni geografiche europee indicate dagli Stati membri, di cui 45 italiane (nello specifico 19 per prodotti agroalimentari e 26 per vino e alcolici) che rappresentano il 90% del valore dell’export di prodotti agroalimentari a denominazione del nostro Paese, rendendo al contempo illegale la vendita di prodotti di imitazione in Giappone.
“Ci saremmo aspettati di più per quanto riguarda il riconoscimento delle indicazioni geografiche, ma l’accordo é positivo ed offre al made in Italy agroalimentare nuove possibilità di crescita” afferma la Cia-Agricoltori italiani.