In Evidenza
Emergenza Coronavirus
Lavora con agricoltori italiani
Dal campo alla tavola
Portale sconti di Cia
Le Associazioni
AGIA
Associazione Giovani Imprenditori Agricoli
ANP Cia
Associazione Nazionale Pensionati
Donne in Campo
La spesa in campagna
Turismo verde
ASES
Progetto Highlander
Informativa
Cookie e Privacy
Contro i semafori ed i protezionismi
Scritto il 26-04-2017 da Ufficio stampa | Categoria: Consumi
Agrinsieme esprime soddisfazione per la creazione di una task force interministeriale, a cui parteciperanno anche i rappresentanti delle associazioni di categoria agricole agroalimentari, per la tutela del made in Italy, annunciata dal ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Angelino Alfano nel corso della Conferenza “Contro semafori e protezionismi” – Incontro sulla tutela del made in Italy agroalimentare e sull’importanza di un’informazione consapevole in materia nutrizionale e di salute, svoltasi alla Farnesina.
Il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Alleanza delle Cooperative e Agroalimentari e Copagri ha ribadito la propria forte contrarietà al sistema dell’etichetta a semaforo.
Secondo la tabella stilata dalle autorità britanniche, nazione in cui è già in uso l’etichetta a semaforo, il rosso denuncia la pericolosità d’un genere alimentare, il giallo avverte che ci può essere un problema, il verde certifica l’assenza di conseguenze. I sistemi di etichettatura a semaforo, a fronte di una comunicazione apparentemente semplice e intuitiva per i consumatori basata su tre colori, son di fatto fuorvianti ed ingannevoli.
Leggendo le etichette dei prodotti che affollano gli scaffali dei supermercati delle città inglesi, si scopre che il Grana Padano è una potenziale minaccia per la salute, mentre certe bibite gassate risultano compatibili con un regime perfetto. Per farla breve, il Grana Padano, per via del suo contenuto in grassi naturali è “rosso”, la Red Bull è “verde”, nonostante sia ricca di edulcoranti, conservanti ed aromatizzanti.
Il sistema di codici cromatici è inaccettabile sia per questioni di merito, sia perché chiaramente in contrasto con la disciplina europea sulle etichette alimentari.
Per questioni di merito, perché il cibo è un prodotto complesso che non può essere valutato sulla base di un unico o di pochi parametri. Un alimento, inoltre, non può essere considerato in astratto, al di fuori cioè delle caratteristiche soggettive e dello stile di vita di chi l’assume. Privilegiare o isolare un solo criterio, anche se importante, può alla lunga arrecare più danni che benefici.
Per questioni di metodo, perché la Direttiva 2000/13/CE prescrive che le norme sull’etichettatura siano “armonizzate a livello dell’Unione europea per consentire ai consumatori europei di operare le loro scelte con cognizione di causa e per eliminare ogni ostacolo alla libera circolazione dei prodotti alimentari e le disparità nelle condizioni di concorrenza”. Cioè: ogni forma di etichettatura nazionale, anche se migliorativa, ma in contrasto con la normativa europea, è illegittima, perché viola l’art. 34 del Trattato sul funzionamento dell’Unione. Lo ha stabilito anche la Corte del Lussemburgo in varie sentenze.
L’art. 35 del Regolamento 1169/2011 prevede sì che possano essere indicate informazioni supplementari, ma queste sono ammesse solo se rispettano una serie di requisiti, quale ad esempio l’essere basate su ricerche accurate o pareri scientifici e l’etichetta a semaforo non ha nessun fondamento scientifico.