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Progetto Highlander. Presentato a Sauze di Cesana lo studio di Cia Piemonte.

Scritto il 20-07-2022 da Cia Piemonte | Categoria: ambiente

ATTENZIONE AI PRATI E AI PASCOLI DI MONTAGNA
Come i cambiamenti climatici possono incidere sugli areali di produzione in alpeggio.

Quali sono gli effetti dei cambiamenti climatici su prati e pascoli in montagna? Perché è importante prevederli?

Se ne è parlato martedì 19 luglio al rifugio Alpe Plane di Sauze di Cesana, in valle Argentera, in occasione della presentazione del caso di studio realizzato da Cia Agricoltori italiani del Piemonte, partner del Progetto Highlander promosso dal Consorzio Interuniversitario Cineca di Bologna.

Riguardo al Piemonte, sono stati scelti per la ricerca due territori dei quali erano già disponibili i rilievi botanici risalenti al precedente ventennio, in modo da poterli confrontare con quelli attuali. Si tratta di un pascolo in Val Formazza (Vco) sulle Alpi Lepontine, situato ad un’altitudine compresa tra i 1900 e 2300 metri e di un pascolo a Usseglio in Val di Viù (To) sulle Alpi Graie ad un’altitudine compresa tra i 1200 e i 2600 metri.

Ai rilievi sono stati applicati degli indici ecologici e di valore del pascolo, per comprendere la tendenza qualitativa rispetto alle variazioni climatiche. Parallelamente sono state sorvegliate le evoluzioni floristiche della composizione del pascolo rispetto al passato.

L’iniziativa è stata illustrata da Elena Massarenti, responsabile dell’Area Progetti di Cia Agricoltori italiani delle Alpi, che ha anche ricordato l’analogo studio in fase di realizzazione sugli effetti dei cambiamenti climatici nei vigneti del Torinese: «Sono fenomeni che interessano non solo gli addetti ai lavori – ha detto Massarenti –, ma tutti, perché ciò che accade sulle Alpi risente di mutamenti profondi da cui derivano conseguenze dirette per l’agricoltura e per la produzione del cibo. I pascoli alpini, come le vigne, ne sono il primo banco di prova. Gli effetti su vini, formaggi e prodotti tipici sono inevitabili. Se cambiano gli areali di produzione, intere aree rischiano di essere abbandonate, con conseguenze sulla sostenibilità dei territori e sullo sviluppo, anche turistico».

L’agronomo Angelo Caimi è entrato nel merito dello studio sui pascoli, evidenziando come l’obiettivo sia di orientare il territorio verso scelte rapportate all’evoluzione quali-quantitative derivanti dagli impatti climatici. Soluzioni che potranno tradursi nell’individuazione di nuove aree marginali più indicate per l’allevamento di montagna o in una maggiore flessibilità delle epoche di salita e discesa dall’alpeggio o, ancora, in interventi strutturali che consentano la creazione di invasi di stoccaggio delle precipitazioni per un loro utilizzo secondo le necessità produttive.

Lo studio richiama inoltre l’attenzione anche sullo sviluppo delle micotossine favorite dai cambiamenti climatici. Esistono applicativi e strumenti digitali messi a punto per prevedere il rischio di contaminazione da micotossine su mais e frumento che possono fornire all’utilizzatore indicazioni di massima sul livello atteso. Risulta però altrettanto necessario prevedere gli scenari futuri legati al cambiamento climatico per comprendere e avere fin da ora la consapevolezza della capacità produttiva di un territorio, affinché tutti gli operatori del settore possano essere messi nella condizione di operare scelte e le parti decisionali possano supportare le transizioni verso nuovi processi.

Gli ingenti sprechi di granella non conforme in una situazione di crisi alimentare su larga scala dovrebbero far riflettere e far propendere verso la prevenzione come soluzione ottimale, dal momento che il problema si sta sempre più spostando dalle aree tropicali e subtropicali verso quelle a clima temperato e, in futuro, freddo.

Innalzamenti delle temperature, prolungati periodi siccitosi, diversa distribuzione delle precipitazioni e della copertura nevosa sono stati i temi affrontati dal fisico di Arpa Piemonte Nicola Loglisci relativamente ai due pascoli oggetto di studio, a Usseglio e in val Formazza, mentre l’agronomo Giovanni Pavia  ha accompagnato la passeggiata dei partecipanti nell’alpeggio per mostrare la composizione floristica del pascolo e spiegare la metodologia seguita dai tecnici per effettuare i rilievi fitopastorali, in relazione alla ricerca effettuata.

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