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Le filiere corte chiedono aiuti per poter ripartire
Scritto il 09-07-2020 da Ufficio stampa | Categoria: agroalimentare
In tempi ordinari, i canali commerciali delle filiere corte sono i negozi tradizionali di specialità, i ristoranti, le trattorie, gli agriturismi, i mercati e le fiere locali, la vendita diretta al turismo locale ed anche, in piccola parte, l’esportazione. Vale a dire tutte strade che dall’inizio di marzo si sono chiuse e che solo ora a fatica iniziano a ripartire. Questo ha significato il crollo e azzeramento delle vendite dei prodotti di filiera corta a cui si è aggiunto il permanere dei costi vivi di esercizio per il mantenimento e la gestione delle mandrie, delle greggi, degli impianti e delle aziende agricole.
Le filiere corte non riescono a beneficiare di aiuti allo stoccaggio, di incentivi alla riduzione della produzione del latte e degli interventi di ritiro del prodotto dal mercato, studiati per le grandi produzioni. Attendono interventi a copertura delle mancate vendite, dei costi comunque sostenuti nel periodo di fermo commerciale ed in sostanza di un sostegno per poter ripartire.
La preoccupazione più forte è che molte famiglie non riuscendo a superare questa annata così drammatica decidano di chiudere, e questo rappresenterebbe un danno incalcolabile per la salvaguardia delle filiere corte.
“Le filiere corte – sottolinea il Presidente regionale della Cia Gabriele Carenini – rappresentano la storia dell’eccellenza e l’immagine gastronomica del Piemonte oltre che la cura e la tutela del territorio. La stessa Cia ha promosso il progetto “La spesa in campagna” perché è convinta del valore economico e sociale delle filiere corte e cortissime, che portano al contatto diretto fra il produttore e il consumatore. E’ indispensabile che vengano aiutate a superare questo momento difficile”.