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Giugno, tempo di transumanza e di formaggi d’alpeggio
Scritto il 25-06-2020 da Ufficio stampa | Categoria: zootecnia
Come da antica consuetudine nel mese di giugno, in particolare attorno al 24, giorno di San Giovanni Battista, si rinnova il rito della transumanza verso i pascoli montani. Si tratta di un momento importante per i margari che dura da secoli. Oggi ciò avviene per lo più con moderni mezzi di trasporto, e con minor frequenza a piedi, ma un tempo si svolgeva rigorosamente a piedi ed era normale assistere allo spostamento delle mandrie che salivano in altura, dove vi trascorrevano l’intera estate.
Rito ancor oggi rispettato è di munire gli esemplari più robusti dei pesanti “rodon”, i variopinti campanacci che, risuonando in modo festoso segnalano nei luoghi attraversati l’approssimarsi dei “marghé”, i conduttori delle mandrie bovine (spesso originari delle valli, ma con attività zootecnica insediata in pianura), e dei “bërgé”, i pastori di ovini e caprini.
L’alpeggio, in casi rari di proprietà del margaro o pastore, appartiene a Comuni, enti e consorzi che lo assegnano in affitto tramite incanto o asta. La Cia del Piemonte ha condotto in passato dure battaglie contro l’abitudine di alcuni Comuni ed enti di affittare gli appezzamenti con basi d’asta altissime che i veri margari non potevano permettersi di pagare, mentre potevano permetterselo le grandi aziende che speculavano sull’accumulo di contributi o subaffittando gli appezzamenti ai veri margari. E qualche allevatore (si fa per dire) si inseriva in questo meccanismo per lucrare contributi comunitari senza averne diritto. E’ proprio di questi giorni la notizia di un’azienda che otteneva dalla Regione Lombardia contributi della Politica agricola comunitaria-Pac per portare al pascolo bestiame in terreni sopra Etroubles, in Valle d’Aosta, dove invece gli animali non venivano condotti o lo erano in modo difforme, Il personale della Polizia provinciale del Verbano Cusio Ossola (VCO) è stato coinvolto nell’inchiesta in quanto la stessa azienda risulta titolare di affitti di alcuni alpeggi in Valle Cannobina e in Valle Vigezzo.
La salita delle mandrie in montagna consente di produrre i celebri formaggi d’alpeggio, vanto del Piemonte alpino. Il disciplinare del Raschera Dop, varietà di toma a latte vaccino (con eventuale aggiunta di latte ovino e/o caprino), prevede due tipologie: il Raschera semplice, presente in tutta la provincia di Cuneo, e il Raschera d’Alpeggio, la cui area di produzione è circoscritta a nove comuni dell’area alpina monregalese, attorno alla zona d’origine, l’Alpe Raschera, alle falde del monte Mongioie.
In Val Chisone e Alta Valle di Susa è rinomato il Plaisentif o Toma delle viole, prodotta con il latte delle prime mungiture della stagione, periodo di massima fioritura dei pascoli, ricchi appunto di viole.
Nella vasta produzione casearia d’alpeggio del nord Piemonte ricordiamo il Macagn, da latte vaccino intero, che, pur traendo il nome dall’Alpe Maccagno in Valsesia, viene prodotto in un’area più vasta, comprensiva dell’Alto Biellese, impiegando il latte della Pezzata Rossa d’Oropa o dell’Alpina Bruna, e il Bettelmatt, formaggio vaccino prodotto all’Alpe Bettelmatt e in altri sei alpeggi della Val Formazza, abitata sin dal Medioevo dai Walser, popolazione di origine germanica.