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Fauna selvatica, Cia-agricoltori delle Alpi chiede un incontro a Prefetto e Città metropolitana: “situazione insostenibile”

Scritto il 12-06-2020 da Ufficio stampa | Categoria: fauna selvatica

Cia Agricoltori delle Alpi torna a porre con forza il problema dei danni provocati dalla fauna selvatica e chiede un incontro urgente con il prefetto di Torino e il sindaco della Città Metropolitana.

L’iniziativa è stata decisa questa settimana al termine di una infuocata riunione svoltasi nella sede torinese dell’Organizzazione, alla presenza del presidente regionale Gabriele Carenini, del presidente provinciale Stefano Rossotto e del direttore provinciale Luigi Andreis, con la partecipazione degli agricoltori provenienti dalle aree maggiormente danneggiate dall’imperversare di cinghiali, nutrie e caprioli.

“Sono anni che ci battiamo per affrontare questa emergenza – ha esordito il presidente regionale di Cia Agricoltori italiani del Piemonte, Carenini -, ma non nascondiamoci che non abbiamo ottenuto nulla. Evidentemente gli interessi di chi vuole tutelare la fauna selvatica superano quelli di chi, come il mondo agricolo, chiede che venga gestita. Non possiamo e non dobbiamo arrenderci. La situazione della fauna selvatica è ormai palesemente fuori controllo ed è diventata un problema per tutti, non ‘solo’ per gli agricoltori”.

Ai massimi referenti istituzionali provinciali, il presidente di Cia Agricoltori delle Alpi, Rossotto, e una delegazione di agricoltori, ribadiranno non solo l’insostenibilità della situazione, ma presenteranno proposte concrete, come l’utilizzo delle gabbie per la cattura dei cinghiali e l’impiego dei “tutor” aziendali per l’abbattimento dei selvatici, con il superamento delle zone di competenza, la rotazione delle squadre e le battute di caccia congiunte tra province. Non si esclude che la richiesta possa spingersi fino alla chiusura della caccia, dal momento che da più parti si sostiene che l’assenza dell’attività venatoria paradossalmente faciliti i piani di contenimento della fauna selvatica.

“Chiediamo il sostegno dei sindaci – osserva Rossotto -, è importante che dal prefetto e in Città Metropolitana vengano anche loro, perché la questione va affrontata nell’interesse di tutti. Non siamo qui per sterminare la fauna selvatica, ma perché si passi dalla tutela alla gestione dei selvatici dannosi all’ambiente e all’agricoltura, oltre che pericolosi per automobilisti, motociclisti e semplici cittadini nei centri abitati e nelle proprietà private”.

Daniele Botti, direttore di Cia Agricoltori italiani di Novara, ha riferito sui provvedimenti attuati nella sua provincia, sottolineando che “la figura del tutor è importante se viene scelta dall’agricoltore”: “Vanno definiti i piani di contenimento – ha detto Botti -, senza affidarne la gestione ai cacciatori, che in genere considerano i cinghiali un loro patrimonio. Occorre poter collaborare con cacciatori che abbiano a cuore il vero scopo degli abbattimenti e non solo l’interesse a mantenere la fauna selvatica per alimentare la passione venatoria e il mercato della carne. E poi bisogna farsi pagare i danni, perché i soldi ci sono, ma gli Ambiti territoriali di caccia (Atc) faticano a tirarli fuori. Le gabbie per la cattura dei cinghiali possono essere molto utili, se non vengono distrutte il giorno dopo l’installazione”.

Dello stesso avviso anche il presidente di Cia Agricoltori italiani di Novara, Vco e Vercelli, Marrico Brustia, secondo cui “non si può prescindere da una rappresentazione più efficace degli interessi degli agricoltori nell’ambito degli Atc”, così come “è necessario sensibilizzare i cittadini e i sindaci, per non lasciare campo libero alla lobby dei cacciatori, che è molto forte”.

Dal dibattito, è emersa anche la preoccupazione degli agricoltori per la diminuzione del valore dei terreni che rischiano di rimanere incolti, se devastati dai cinghiali. Una soluzione potrebbe essere il modello francese, che considera la fauna proprietà del fondo e non dello Stato, permettendo all’agricoltore di disporne come crede. Una proposta ricorrente è anche quella della castrazione chimica dei verri selvatici, anche se si tratta di una strada già risultata sbarrata dalle opposizioni degli animalisti.

Sul fronte nazionale, intanto, il presidente nazionale di Cia Agricoltori italiani, Dino Scanavino, sempre sul problema della fauna selvatica ha chiesto un incontro al ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

 

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