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I media hanno ormai preso la triste abitudine di cavalcare l’onda del facile sensazionalismo quando si occupano di questioni attinenti il mondo agricolo ed in particolare degli allevamenti cosiddetti intensivi
Scritto il 26-04-2020 da Ufficio stampa | Categoria: zootecnia
I media hanno ormai preso la triste abitudine di cavalcare l’onda del facile sensazionalismo quando si occupano di questioni attinenti il mondo agricolo ed in particolare degli allevamenti cosiddetti intensivi, che sono sempre brutti e cattivi e chi se ne importa se così facendo gettano discredito su migliaia di aziende e di allevatori che lavorano con serietà e competenza, nel rispetto di tutte le norme che regolamentano la loro attività e stanno investendo da tempo milioni di euro per garantire il benessere animale e per ridurre al minimo i costi ambientali.
In una recente puntata televisiva di “Report” è stata proposta le tesi che il combinato disposto di ammoniaca derivata dagli allevamenti della Pianura Padana, lo spandimento dei liquami e l’aumento del pm10 nell’aria potrebbe essere il vettore favorevole non solo per l’inquinamento, ma anche per il Covid-19. Si tratta di una tesi senza alcuna evidenza scientifica, anzi molto fantasiosa, che si aggiunge alle tante fake news sugli allevamenti cosiddetti intensivi, il cui risultato é quello di mettere in discussione un settore che garantisce produttività, cibo e rifornimenti per tutti, nel pieno rispetto delle prescrizioni sanitarie.
Le normative Ue sul benessere animale e sulla tutela dell’ambiente si sono costantemente ampliate negli ultimi anni e sono destinate ad intensificarsi ulteriormente negli anni a venire. All’intervento del legislatore si è affiancato, con una crescita notevole negli ultimi anni, lo sviluppo di una cospicua serie di standard e iniziative volontarie, marchi e certificazioni volti a garantire il rispetto di determinate caratteristiche nell’allevamento che consentano un maggiore livello di benessere degli animali ed un minor impatto sull’ambiente. I media invece di apprezzare e di sostenere gli sforzi che gli allevatori stanno facendo, concorrono a mettere in difficoltà il sistema allevatoriale con campagne insensate.
Da tener presente, inoltre, che i tanto vituperati allevamenti cosiddetti intensivi hanno rivoluzionato il sistema dei consumi, facendo diventare le carni rosse e bianche, i prosciutti, i salumi, il latte, i formaggi degli alimenti accessibili alla grande massa dei consumatori, per via dei prezzi di vendita modici. Qualcuno forse rimpiange i bei tempi antichi, quando questi alimenti erano riservati ad una elite di consumatori abbienti e i poveri mangiavano soltanto polenta, Ma oggi i media mettono sotto accusa anche la polenta, perché la farina di mais proviene da colture intensive.
Gli allevatori sono comunque disponibili ad aprire le porte dei loro allevamenti (quando saranno consentiti gli spostamenti delle persone) , in modo che tutti, possano vedere le strutture in cui operano e le garanzie che offrono.