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Ortofrutta: cala l’export, in crescita l’import

Scritto il 06-02-2020 da Ufficio stampa | Categoria: Ortofrutta

Sono 133 i milioni di euro persi nell’export nei primi dieci mesi del 2019, che equivalgono a un calo percentuale del 3,6%, a cui é corrisposta un’impennata dei valori dell’import di oltre il 10%. Il quadro, inutile nasconderselo, è molto preoccupante. Il trend negativo é in via di consolidamento, come risulta dalla  fotografia scattata dall’Istat (e rielaborata da Fruitimprese) sull’ortofrutta. Rischiamo una reale emarginazione su mercati e su prodotti dove eravamo leader.

I nostri cavalli di battaglia dell’export (mele, kiwi, uva da tavola, pere) subiscono sempre più la concorrenza spietata dei nostri partner europei (in testa la Spagna che fa tre volte il nostro export, ma ci sono anche Grecia, Polonia, Olanda) che meglio organizzati di noi, o comunque più ’affamati’ e sorretti dall’aiuto istituzionale dei loro governi, riescono ad arrivare sui mercati lontani meglio di noi. A tutto questo si deve aggiungere che anche i consumi all’interno non vanno bene. Nel 2019 gli Italiani hanno tagliato gli acquisti di frutta e verdura del 3% rispetto al 2018. I consumatori italiani badano di più al prezzo che non all’origine dei prodotti. 

“Siamo penalizzati da costi di manodopera, energia, trasporti, tasse nettamente più alti dei nostri competitor”, denuncia Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, l’associazione degli esportatori, “oltre che da una rete di infrastrutture fisiche (porti, treni, autostrade) e digitali totalmente inadeguata. Così per mandare un camion di uva da tavola a Londra, farlo partire dalla Spagna costa mille euro in meno che dalla Puglia”. In sintesi: c’é una continua perdita di competitività del sistema Italia, cui si aggiungono adesso i danni provocati dal meteo impazzito e dagli attacchi di parassiti (come la cimice asiatica e l’alternaria) fino a ieri sconosciuti. La politica e il nostro Governo non possono stare a guardare, altrimenti un settore fondamentale della nostra agricoltura, del nostro export, della nostra economia, rischia di morire.  L’ortofrutta non può essere lasciata sola.

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