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A quando in etichetta una chiara menzione di tutti i Paesi d’origine del miele miscelato?
Scritto il 08-02-2020 da Ufficio stampa | Categoria: zootecnia
L’Ue va verso una nuova direttiva del miele, che dovrebbe prevedere l’obbligo di una chiara menzione di tutti i Paesi d’origine del miele miscelato, al posto delle generiche indicazioni oggi in uso: “Miscela di mieli originari della Ce”, “Miscela di mieli non originari della Ce” e “Miscela di mieli originari e non originari della Ce”. La direttiva 2001/110/CE, attualmente in vigore, è considerata insufficiente nel fornire una corretta informazione al consumatore.
Solo in Italia, nel 2018 sono stati acquistati dall’estero 28 milioni di kg di miele, spendendo 85 milioni di euro. Circa la metà del miele importato in Italia arriva dall’Ungheria. O meglio: si dice che arrivi dall’Ungheria, ma non è escluso che sia miele triangolato dall’Ungheria per evitare di pagare i dazi doganali.
Una quota importante del miele che viene immesso sul mercato italiano arriva anche dalla Cina. Sulla qualità del miele cinese é lecito nutrire dei dubbi tanto che l’europarlamentare Paolo De Castro ha chiesto all’Ue di fermare “il miele cinese prodotto con metodi artificiali” perché “mentre nell’Ue il miele prodotto dalle api deve essere essiccato e maturato nell’alveare senza l’aggiunta di sostanze estranee, in Cina non c’è l’obbligo di rispettare il processo naturale di disidratazione operato dalle api, lasciando spazio a lavorazioni industriali che possono modificare sostanzialmente il prodotto finale“.
In questo periodo l’apicoltura italiana sta vivendo una crisi drammatica. Nella campagna 2019, a causa dall’andamento climatico avverso, la produzione nazionale si è quasi dimezzata. In Piemonte la produzione di miele d’acacia é stata quasi nulla. Aumenteranno quindi le importazioni di mieli dall’estero ed è giusto che i consumatori sappiano almeno da quali Paesi provengono.