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Il Regno Unito è ufficialmente fuori dall’Europa, quali rischi corre l’agroalimentare piemontese?
Scritto il 03-02-2020 da Ufficio stampa | Categoria: agroalimentare
Il 31 gennaio 2020 il Regno Unito é uscito ufficialmente dall’Unione Europea. Dal primo febbraio, é partito un periodo di transizione che durerà fino al 31 dicembre, durante il quale le autorità Uk e Ue si siederanno al tavolo di negoziati per definire i dettagli del divorzio.
La Brexit, in diversa misura, riguarda anche l’agroalimentare piemontese. I vini e i liquori piemontesi stanno andando alla grande dalle parti di Londra: dai 144 milioni di euro del 2018 sé passati ai 171 milioni del 2019. Per un incremento totale del 19%. Anche i prodotti alimentari hanno aumentato le loro destinazioni in Gran Bretagna. Qualche esempio. Frutta e ortaggi lavorati: +15,7%. Prodotti lattiero-caseari: +2,1%. Prodotti da forno: +11,3% (dati Confindustria Cuneo). Perché questo trend positivo non si interrompa é necessario che l’Ue faccia quanto in suo potere per agevolare il dialogo ed evitare una “hard brexit” con il ritorno delle frontiere e, quindi, dei dazi e dei controlli sulle merci alle dogane.
“I beni a rischio sono quelli comuni, come il formaggio e il cioccolato, trattati dalla grande distribuzione come marchi privati – ha detto il Presidente di Confindustria Cuneo Paolo Sartirano. – Per cui vedo problemi sull’export per i nostri formaggi e il nostro gorgonzola”.
Nel 2016 la società di consulenza Nomisma, in vista della Brexit, aveva lanciato l’allarme: 2,4 miliardi l’anno di export a rischio per il Piemonte. E aveva ricordato come l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue avrebbe potuto ripercuotersi sull’industria delle bevande, che all’epoca concentrava nel Regno Unito il 15,4% delle esportazioni del Piemonte.
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