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Presenza del lupo in Piemonte, primo incontro della Regione con gli Enti e le Associazioni del territorio.Le recinzioni e i cani da guardiania suggeriti come contenimento per le predazioni non sono soluzioni adeguate.
Scritto il 23-01-2020 da Ufficio stampa | Categoria: Senza categoria
“È stata una giornata positiva e produttiva, un confronto utile che ci aiuterà a migliorare le nostre politiche. Il primo impegno sarà semplificare e accorciare i tempi per il risarcimento dei danni”: è quanto ha dichiarato il vicepresidente della Regione, Fabio Carosso ad Asti al termine del primo incontro del 22 gennaio scorso, con le associazioni e gli enti interessati dal problema della diffusione del lupo nelle zone più antropizzate del Piemonte.
Al prefetto di Asti Alfonso Terribile, al viceprefetto di Alessandria Paolo Ponta e ai rappresentanti delle Istituzioni dei due territori (Province, Comuni, Unioni montane, enti di gestione dei parchi, carabinieri forestali, servizi veterinari delle Asl, associazioni agricole, dei pastori e venatorie), Carosso e l’assessore all’Agricoltura, Marco Protopapa, hanno annunciato che nei bandi del Programma di sviluppo rurale di prossima emanazione il risarcimento dei danni alle greggi e alle recinzioni e le misure per la prevenzione degli attacchi saranno estesi anche alle aziende di piccole dimensioni, e che si sta lavorando sul censimento dei branchi di lupi presenti in Piemonte.
Il risarcimento dei danni è una buona cosa, soprattutto se é integrale ed avviene in tempi rapidi. Ma il problema vero è che la presenza dei lupi sta rendendo le attività allevatoriali e pastorali in montagna fonte di grande stress e praticamente impossibili. La necessità di un controllo continuo, anche diurno, delle mandrie e delle greggi influisce negativamente sulla qualità della vita e sulle condizioni psicologiche dei margari e dei pastori e determina l’abbandono di aree a rischio. Le recinzioni e i cani da guardiania suggeriti come contenimento per le predazioni non sono soluzioni adeguate.
Le recinzioni innanzitutto non sono adatte per cintare grandi superfici. Inoltre se usate di giorno per difendere il pascolo devono essere spostate di frequente. Un compito gravoso, che aumenta a dismisura la fatica di margari e pastori. I lupi, per altro, dopo anni di “sperimentazione” dei vari tipi di recinzione, hanno imparato che ci sono spesso dei punti deboli dove poter penetrare.
I cani da guardiania non di rado diventano un problema nel problema perché gli escursionisti si lamentano della loro aggressività. Qualche Comune ha persino ordinato che vengano messi “in sicurezza”, ovvero rinchiusi, durante il giorno. Identificare poi i cani da guardania con delle razza precise ed erogare contributi solo a chi acquista cani di tali razze, secondo alcuni esperti cinofili, non é sempre la scelta migliore. I “bastardi”, i più brutti del branco, i nati per caso, quelli incrociati chissà con chi, spesso sono quelli che se la sanno cavare meglio nel salvare le mandrie e le greggi.
Per risolvere il problema delle predazioni é necessario ed urgente che il Governo approvi e renda operativo il piano di gestione del lupo e consenta alle Regioni di intervenire con forme di controllo numerico della specie, soprattutto dove la pressione predatoria risulta incompatibile con la sopravvivenza delle attività allevatoriali e pastorali.
L’allevamento e la pastorizia di montagna sono valori ecologici ed economici di interesse prioritario per il territorio: il mantenimento degli habitat legati ai prati a sfalcio e ai pascoli, la qualità dei prodotti di alpeggio, il valore paesaggistico, ecoturistico e anche culturale delle attività di allevamento e pastorali sono elementi da tutelare senza se e senza ma.