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Torna a crescere la risaia italiana, incrementi nel Novarese e nel Vercellese
Scritto il 18-12-2019 da Ufficio stampa | Categoria: Coltivazioni erbacee
A far registrare l’incremento maggiore (dati Ente Risi) è il Novarese, passato da 31.665 a 32.104 ettari, +1,39%, oltre la media nazionale (1,30%). Più lenta la dinamica nel Vercellese, cresciuto dell’1,09%, da 67.192 a 67.923 ettari, e in Lomellina, +0,63%, con aumento da 59.275 a 59.646 ettari. Questi tre territori da soli valgono, come superfici seminate, il 72,6% del totale nazionale. I produttori sono 527 nel Novarese, 917 nel Vercellese e 989 in Lomellina. La prima provincia risicola si conferma Pavia perché, sommando ai dati della Lomellina quelli del Pavese, arriva a 78.157 ettari. Seguono Vercelli, Novara, Milano, Alessandria e Ferrara. Le risaie italiane si sono estese su 220.027 ettari, 3 mila in più rispetto al 2018, un anno di arretramento al pari del 2017, mentre nel 2016 erano stati raggiunti i 234.134. Siamo ai livelli degli inizi di questo secolo, lontani dal massimo del 2010, quando si seminarono 247.653 ettari.
Tra le varietà, i risi tondi (adatti per minestre, dolci di riso e sushi) rappresentano poco più del 30% delle coltivazioni nei tre territori storici. Sono stabili nel Novarese, in espansione nel Vercellese e in diminuzione in Lomellina. Più o meno identica l’incidenza degli indica (lungo B), utilizzati per insalate, contorni e piatti orientali. Si coltivano in particolare nel Vercellese, dove però la diffusione è in leggero calo, meno in Lomellina, in crescita, e nel Novarese, stabile. Le varietà di tipo medio (adatte per timballi, supplì, anche per minestre e risotti) sono poco seminate nel triangolo risicolo, rappresentando appena il 2,8% del totale, ma in leggero aumento. A fare la parte del leone sono le varietà lungo A, che comprendono tutte quelle indicate per i risotti come Carnaroli, Arborio, Baldo, Roma: pesano per il 40% del totale e sono in espansione. L’aumento delle superfici sembra l’effetto di un mercato interno che tiene e di una situazione internazionale con meno incertezze dopo l’applicazione della clausola di salvaguardia e quindi dei dazi sulle importazioni nell’Ue di indica da Cambogia e Myanmar.
“Sugli indica c’erano più aspettative con la clausola di salvaguardia, ma i prezzi non sono ancora aumentati». —- afferma Manrico Brustia, presidente Cia per Novara-Vco e Vercelli -. È stata un’annata di buona produzione a livello qualitativo”.
Fonte: “La Stampa”