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Vini docg, doc e igp, necessaria una razionalizzazione?
Scritto il 14-11-2019 da Ufficio stampa | Categoria: vino
“74 Docg, 332 Doc e 118 Igt vinicole sono, effettivamente, eccessive (17 Docg e 42 Doc in Piemonte). Dobbiamo renderci conto che sono troppe per farci capire all’estero, che alcune di queste potrebbero essere utilmente trasformate in sottozone di denominazioni più grandi, per cercare di fare quella sintesi che aiuta sul mercato a farci capire ed apprezzare di più”. Così, a WineNews, il presidente Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro.
Per Ricci Curbastro un problema del vino italiano é quello della realtà frammentata e difficile da comunicare, fatta di centinaia di denominazioni che fanno spesso difficoltà ad uscire dai propri territori, limitate da produzioni irrisorie ed insufficienti a fare massa critica in un mercato sempre più globale e competitivo.
C’è chi, al contrario di Ricci Curbastro, sostiene che le docg, le doc e le igp non siano troppe, ma siano invece la dimostrazione della grande qualità delle nostre produzioni, soprattutto del forte legame che lega i nostri vini al proprio territorio di origine. Tuttavia, anche se il numero della denominazione trova giustificazione nella varietà dei territori, non deve essere sottovalutata l’esigenza di fare massa critica così da poter meglio affrontare il mercato, che spesso pretende semplicità comunicativa e una maggiore riconoscibilità del nome geografico.
La proliferazione delle denominazioni non riguarda solo vino. I prodotti Dop e Igp italiani sono 299. Molti di questi esistono solo sulla carta. Il fatturato di molti altri è minimo.Soltanto poche denominazioni sviluppano apprezzabili valori di mercato. Le denominazioni sono un segno di qualità, ma il grande numero dipende anche da un inveterato campanilismo, dalla rivalità tra comuni, tra vicini, che ha portato spesso alla divisione delle forze ed a chiedere il riconoscimento di Dop ed Igp anche quando non era il caso.
Alla luce di questa situazione é lecito chiedersi se la via da intraprendere non sia quella di una razionalizzazione delle denominazioni, magari scegliendo la strada dell’aggregazione.