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Convegno della Cia a Bruxelles: aprire alle Nbt per un’agricoltura più sostenibile e per contrastare i cambiamenti climatici
Scritto il 07-11-2019 da Ufficio stampa | Categoria: ambiente
La Commissione Europea non ha alcuna preclusione ideologica al miglioramento e all’evoluzione genetica delle piante a contrasto anche dei cambiamenti climatici. Lo ha detto, nel corso dell’incontro a Bruxelles, al Parlamento europeo, promosso da Cia- Agricoltori italiani, Chantal Bruetschy, capo Unità Dg Sanità Innovazione e Biotecnologie. L’attuale normativa equipara però i prodotti ottenuto tramite le New Breeding Techniques (Nbt) agli Ogm e ne impedisce la liberalizzazione
Nel corso del workshop, ospitato dagli europarlamentari Simona Bonafè e Paolo De Castro, presenti i maggiori esperti del settore e arricchito dalle testimonianze di imprenditori agricoli provenienti da tutta Europa, é intervenuto il Segretario del SIGA (Società italiana di genetica agraria), Daniele Rosellini, che ha puntualizzato le differenze fra queste nuove sofisticate tecnologie e gli Ogm.
Le Nbt non prevedono l’inserimento di Dna estraneo nell’organismo ricevente tipico della transgenesi classica. Gli stessi risultati che si ottengono con le Nbt possono essere ottenuti in natura, ma attraverso innumerevoli e costosissimi incroci. Con le Nbt si accelera il processo, si riducono i costi e si salvaguarda la biodiversità, senza rischi di alcuna natura per il consumatore.
Simona Bonafè ha ribadito la volontà di portare avanti il dibattitto sulle Nbt all’interno del Parlamento Ue per rispondere alle istanze degli agricoltori. Paolo de Castro ha ricordato la necessità di un percorso di continuità fra tradizione e innovazione per mantenere viva la competitività nel mercato globale
Secondo il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, l’evoluzione genetica e le nuove biotecnologie sono gli strumenti con cui affrontare con tempestività le sfide dell’eco-sostenibilità e combattere anche i patogeni che minacciano un’agricoltura italiana già martoriata da tante fitopatie tra cui Xylella e cimice asiatica. “L’agricoltura non può fare a meno del miglioramento genetico, che ha da sempre accompagnato la sua storia mediante le tecniche tradizionali di incrocio e innovazione varietale –ha spiegato Scanavino-. Oggi abbiamo bisogno di ulteriore miglioramento per adattare le nostre colture a un contesto ambientale trasformato dal cambiamento climatico. Con il genome editing si arriva a perfezionare il corredo genetico delle piante in maniera simile a quanto avviene in natura, ma con maggior precisione e rapidità. La tecnica ha anche il vantaggio di essere poco costosa e si può facilmente adattare alle tante tipicità dei nostri territori”.
L’auspicio di Cia è che si possa finalmente intervenire su una legislazione comunitaria, datata 2001, ritenuta ormai obsoleta e che ha determinato la contestata sentenza della Corte di Giustizia del 2018.
“Un ultimo aspetto, riguarda la gestione di queste innovazioni –ha concluso il presidente Scanavino-. Non possiamo permetterci che il miglioramento genetico sia gestito solo da multinazionali lontane dalle esigenze reali del mondo agricolo. Dobbiamo promuovere tutti gli strumenti che possano sviluppare nuove relazioni tra pubblico e privato e interazioni più strette tra mondo dell’impresa e mondo della ricerca, sia attraverso maggiori investimenti pubblici. Il tema dell’innovazione, genetica ma non solo, deve essere centrale nell’applicazione della nuova Pac”