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Cimice asiatica, danni anche del 100% su pero, del 50% su melo e del 40% su nocciolo

Scritto il 06-11-2019 da Ufficio stampa | Categoria: ambiente

Giovedì 31 ottobre, presso la Fondazione Agrion di Manta (CN) si è svolto un incontro tecnico dedicato alle emergenze fitosanitarie in Piemonte, dovute principalmente agli ingenti danni provocati nell’ultimo anno da moria del kiwi, cimice asiatica (Halyomorpha halys) e Popilia japonica.

Lorenzo Berra di Agrion ha illustrato i danni rilevati in Piemonte nel 2019 per quanto riguarda la moria del kiwi e la cimice asiatica. Dopo gli ettari estirpati a causa di PSA (batteriosi del kiwi), ora si deve affrontare questa nuova condizione fisiologica multifattoriale e, secondo gli ultimi dati, in Piemonte su 3591 ettari di kiwi rimasti si è stimato che solo il 40% (circa 1500 ha) siano ancora indenni.

Per quanto riguarda la cimice asiatica, si sono raggiunti danni anche del 100% su pero, del 50% su melo e fino al 40% sul nocciolo.

E’ seguito poi l’intervento di Laura Bardi del CREA il quale ha illustrato i diversi fattori responsabili della moria. La moria del kiwi è una problematica multifattoriale in cui intervengono il clima, il suolo, la pianta e i microorganismi. I picchi termici estivi con frequenti escursioni anomale, gli inverni miti, la pluviometria anomala con eventi molto intensi e conseguente abbassamento della temperatura e allagamento del suolo, le micro e macroporosità ridotte del suolo, la scarsa sostanza organica e quindi anche la scarsa fertilità biologica sono tutti fattori determinanti una situazione di riduzione, cioè di asfissia radicale.

Dai dati raccolti, è emerso che in condizioni di asfissia radicale e compattamento del suolo la moria è più accentuata. Nelle foglie delle piante sofferenti, la traspirazione, la fotosintesi e la conduttanza stomatica sono molto intense: l’attività fotosintetica intensa è associata a un arresto di crescita e di fruttificazione, quale indice di ipossia radicale. Il kiwi potrebbe essere considerato una “specie sentinella” di problematiche connesse alle emergenze climatiche.

L’entomologa Luciana Tavella dell’Università degli Studi di Torino ha fatto il punto sulla cimice asiatica, sulla quale il suo team di ricerca sta ormai lavorando da quando è stata segnalata nel 2013 in Piemonte. In Europa, il Nord Italia è indicato come zona rossa per la presenza di cimice asiatica che, trovando condizioni ottimali, compie due generazioni all’anno.

Al momento, la lotta a questo insetto può essere effettuata attraverso impiego di reti escludi-insetto, lotta chimica con prodotti abbattenti, difesa perimetrale dei frutteti, impiego di trappole e limitatori biologici. L’Osservatorio cimice-asiatica, nato nel 2018, ha due finalità: in primis limitare i danni nel breve periodo attraverso il monitoraggio, la mappatura delle catture, il coordinamento tempestivo tra tecnici e agricoltori (in quanto non è possibile un trattamento preventivo sulla cimice); in secondo luogo, individuare e mettere in atto soluzioni nel lungo periodo attraverso l’impiego di battericidi su ovature e parassitoidi oofagi. Per quanto riguarda i parassitoidi, la ricerca ha individuato alcuni antagonisti su cui sta lavorando, Anastatus bifasciatus che è un parassitoide indigeno generalista e Trissolcus japonicus e Trissolcus mitsukurii parassitoidi specifici esotici ritrovati in Italia nel 2018.

“Insetto nocivo da quarantena prioritario per la normativa europea (Reg. UE 2016/2031, Reg. delegato UE 2019/1702), evitare l’introduzione e diffusione sul territorio europeo”, così Giovanni Bosio del settore fitosanitario dell’Assessorato all’agricoltura della Regione Piemonte nel riferirsi all’emergenza Popillia japonica.

Si tratta di un insetto esotico presente nel nord-est del Piemonte, al confine con la Lombardia, che sta devastando tutte le produzioni orto-frutticole, con ingenti danni sui vigneti novaresi. Le colture a rischio sono infatti quelle localizzate in aree con piovosità estiva, irrigue o vicino a colture irrigue.

Fra gli aspetti etologici importanti di P. japonica emergono il comportamento gregario degli adulti, la presenza elevata degli adulti da inizio giugno a metà/fine luglio, lo sviluppo di popolazioni elevate in zone con precipitazioni estive o colture irrigue come mais, soia e prati molto diffusi in Piemonte, buona capacità di volo, anche di alcuni chilometri, degli adulti, che effettuano delle vere migrazioni dalle aree di sviluppo delle larve verso aree con specie attrattive (vite, fruttiferi).

In generale, l’insetto compie una generazione all’anno, gli adulti sfarfallano dai prati e sciamano verso i fruttiferi. La P. japonica è la prossima emergenza per il Piemonte: qui il parassita si sta diffondendo di circa 8-10 km/anno, gli adulti scheletrizzano le foglie dei fruttiferi, e si possono contare anche oltre 300 adulti per pianta su vite; le larve, invece, distruggono le radici delle colture irrigue.

Questo incontro ha costituito un importante momento di discussione sulle problematiche fitosanitarie e di confronto dei risultati e dati raccolti e servirà a definire le strategie di lotta e le nuove linee di sperimentazione per il 2020. Dai diversi interventi è emersa la necessità di rafforzare ulteriormente la rete e le sinergie con le altre Regioni italiane, che sono alle prese con gli stessi problemi fitosanitari, al fine di seguire strategie comuni.

Fonte: Freshplaza.it.

Autore: Emanuela Fontana

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