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Inac/Cia: aumentare le pensioni degli agricoltori, le dichiarazioni di Barile, Scanavino e Carenini
Scritto il 17-10-2019 da Ufficio stampa | Categoria: Pensionati
“Il patronato Inac, con la Cia, è impegnato in questa battaglia che speriamo di vincere nella prossima legge di bilancio, riguardante la pensione degli agricoltori, le quali sono oggi bassissime e al minimo”. Così il presidente di Inac, Antonio Barile.
“Abbiamo un’emergenza sociale nelle campagne che pone gli agricoltori in una condizione di svantaggio economico. Per questo abbiamo proposto un meccanismo nuovo, ovvero una pensione base di 650 euro a cui aggiungere i contributi versati, con l’obiettivo dei 1.000 euro nei prossimi anni” spiega Barile.
“Gli ultimi dati disponibili -continua Barile – parlano di un saldo attivo di oltre 23 miliardi di euro all’anno ed analizzando bene i dati, nelle more, abbiamo a disposizione circa 500 milioni di euro derivanti dalla riduzione del costo per l’integrazione al minimo. Quindi, le coperture per alzare le pensioni basse ci sono”.
“Per rendere il nostro settore attrattivo per i giovani -evidenzia il presidente nazionale Cia Dino Scanavino– serve garantire una prospettiva di lungo termine. È doveroso elaborare prospettive normative in materia pensionistica che tengano conto della sostenibilità e dei dati reali, andando anche ad esplorare come la medesima questione venga trattata in altri Paesi, in particolare europei”.
“Le pensioni troppo basse – aggiunge il Presidente regionale della Cia Gabriele Carenini – spingono molti produttori anziani a continuare l’attività, frenando di fatto il ricambio generazionale nei campi. L’età mediamente avanzata dei conduttori agricoli comporta una minore propensione all’innovazione di prodotto, di processo e di mercato e più in generale frena l’ammodernamento aziendale, mentre la presenza giovanile in agricoltura è un elemento che assicura competitività al settore e vitalità ai territori rurali ”.
“Se la questione di una pensione dignitosa per gli anziani non verrà risolta – conclude Carenini, insieme ovviamente a tutti gli altri handicap che pesano sul settore primario nel suo complesso, dalla scarsa redditività di alcuni comparti, all’eccesso di burocrazia, ecc.ecc e che riducono l’attrattività dell’attività agricola, l’Italia rischia di rimanere il fanalino di coda in Europa per quanto riguarda l’ingresso dei giovani nel settore agricolo”.