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Export ortofrutta. Bilancia commerciale in negativo nei primi sette mesi del 2019
Scritto il 24-10-2019 da Ufficio stampa | Categoria: Ortofrutta
Peggiora l’interscambio commerciale con l’estero dell’ortofrutta italiana. Dall’elaborazione di Fruitimprese su dati Istat relativi ai primi sette mesi dell’anno in corso, rispetto alla stesso periodo dell’ anno passato, a fronte di un aumento dei volumi esportati (4,8%) vi è stato un calo del 3,3% del loro valore. Crescono invece le importazioni, sia in volume (2,3%) ma soprattutto in valore (12%). L’Italia si sta lentamente avviando a diventare un paese importatore netto di ortofrutta, questo è quello che dicono i dati. Importiamo più prodotti sia in quantità (2,2 milioni di tonnellate contro 2 milioni di export) che in valore: l’import (2.458.823 milioni di euro) supera di poco l’export (2.446.738 milioni di euro).
La situazione è davvero molto preoccupante – anche l’ortofrutticoltura piemontese è coinvolta nella crisi – perché si aggiunge alle altre emergenze del settore dopo quella dei danni da cimice asiatica e delle altre problematiche fitosanitarie che stanno colpendo le nostre produzioni più tipiche.
Per uscire dalla crisi é necessario che l’intero comparto ortofrutticolo riveda le proprie politiche commerciali, produttive, di organizzazione e di investimento, per mirare ad una maggiore competitività, ma servono anche tavoli dove le imprese e la politica lavorino insieme per aprire nuovi mercati. Occorre cercare nuovi sbocchi ai nostri prodotti, come già sono riusciti a fare alcuni Paesi nostri concorrenti (Francia, Spagna, Portogallo in testa).
Mentre altri Paesi firmano accordi bilaterali che funzionano (la Polonia e la Francia, ad esempio, esportano frutta, in virtù degli accordi sottoscritti, in Cina, in Vietnam, in Giordania), in Italia non solo siamo fermi, ma ci sono organizzazioni e movimenti che protestano contro tutti i trattati di libero scambio sottoscritti o in procinto di essere sottoscritti dalla Ue.
L’ortofrutta è un settore strategico per l’economia agroalimentare piemontese. Occupa una superficie di oltre 55.000 ettari e incide per il 14% sulla PLV regionale. Le aziende attive sono quasi 11.000, di cui circa 8.000 frutticole. Le specie maggiormente significative, in termini di superficie del territorio sono mele, pesche e nettarine, kiwi, nocciolo, castagno.
“Cia-Agricoltori Italiani del Piemonte è molto preoccupata per la situazione che si sta verificando nella frutticultura piemontese, in particolare nella zona del torinese e del cuneese – spiega il presidente regionale della Cia Gabriele Carenini -. Lavoreremo a livello regionale, nazionale ed europeo, per far sì che un settore d’eccellenza come quello della frutticultura non venga abbandonato in un momento così delicato”.