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Al nostro Paese serve un piano straordinario di manutenzione del territorio
Scritto il 25-10-2019 da Ufficio stampa | Categoria: Calamità atmosferiche
L’emergenza maltempo, che ha colpito vaste aree del Piemonte e del Nord Italia, ha portato con se un tragico bilancio di vittime, di esondazioni di fiumi e torrenti, di allagamenti, di frane, di danni alla viabilità. Molte aziende agricole sono in ginocchio. I violenti nubifragi hanno causato gravi danni ai vigneti, ai campi già seminati di ortaggi, alle coltivazioni di grano e di altri cereali invernali.
Agli agricoltori ed a tutti i cittadini dei territori colpiti esprimiamo la nostra solidarietà. Ringraziamo anche tutti coloro che con generosità si sono attivati per dare una prima risposta alle necessità delle popolazioni colpite. Il nostro auspicio è che i drammatici eventi di questi giorni possano costituire un forte stimolo alla politica tutta a sostituire la cultura dell’emergenza con quella della prevenzione. Dopo ogni disastro si parla molto di prevenzione, salvo fare poi poco o nulla. E’ giunto invece il momento di fare.
Il Rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico in Italia, edizione 2018, fornisce il quadro di riferimento aggiornato sulla situazione. E’ a rischio il 91% dei comuni italiani ed oltre tre milioni di nuclei familiari risiedono in queste aree ad alta vulnerabilità. Aumenta anche la superficie potenzialmente soggetta a frane e quella potenzialmente allagabile. Complessivamente, il 16,6% del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (50 mila kmq). Quasi il 4% degli edifici italiani (oltre 550 mila) si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e più del 9% (oltre 1 milione) in zone alluvionabili.
Complessivamente, sono oltre sette milioni le persone che risiedono nei territori vulnerabili: oltre un milione vive in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e più di sei milioni in zone a pericolosità idraulica.
Al nostro Paese serve un piano straordinario di manutenzione del territorio. Con la prevenzione del rischio idrogeologico si andrebbero oltre tutto a creare nuovi posti di lavoro con un consistente risparmio di denaro: si calcola che per ogni milione di euro speso in prevenzione del rischio idrogeologico si andrebbero a risparmiare cinque milioni di euro in termini di riparazione dei danni da dissesto (senza considerare le vite umane messe in salvo), andando a generare almeno sette posti di lavoro.
C’è poi da fermare il consumo di suolo. L’avanzata del cemento non solo contende il terreno all’agricoltura, non solo in molti casi é un attentato alla bellezza del paesaggio, ma c’è una strettissima correlazione tra consumo di suolo e dissesto idrogeologico. Una legge sul contenimento dell’uso del suolo é estremamente necessaria in un Paese in cui si è costruito ovunque spesso a prescindere delle esigenze. E’ da tre legislature che se ne discute, ma l’alba della legge sembra ancora lontana.
Gabriele Carenini – Presidente Cia Piemonte