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Pronto il piano di settore per il mais, attende il via libera dalla Conferenza Stato-Regioni
Scritto il 10-09-2019 da Ufficio stampa | Categoria: Coltivazione erbacee
La maiscoltura è in grave sofferenza. Da svariati anni si registra una progressiva disaffezione alla coltura da parte di molti agricoltori italiani. La produzione è passata dall’autosufficienza quasi totale raggiunta tra la fine degli anni novanta e il primo decennio del nuovo secolo ad una netta dipendenza dall’estero, tanto che nell’ultima campagna di commercializzazione le importazioni hanno sfiorato il 50% del nostro fabbisogno interno.
Le ragioni della crisi della maidicoltura sono molteplici, ma le principali sono da ascrivere ai mercati, le cui quotazioni nazionali e internazionali rendono difficile fare quadrare i conti colturali; agli aspetti sanitari con il rischio aflatossine; ai costi di produzione in costante crescita ed alla impossibilità per il nostro Paese di poter ricorrere alle biotecnologie innovative.
Per il mais é pronto un piano di settore, preparato dal tavolo tecnico insediato presso il Mipaaft, licenziato dallo stesso Mipaaft, che ora dovrà passare al vaglio della conferenza Stato-Regioni. L’obbiettivo è quello di rilanciare la coltivazione di questo cereale, alla base della filiera zootecnica. E’ necessario che ottenga il via libera il più in fretta possibile.
Il mais ha rappresentato e rappresenta ancora oggi – nonostante la crisi – la prima produzione cerealicola nazionale per quantità raccolta e, soprattutto, il mais non ha mai perduto la sua importanza primaria per l’economia agricola e zootecnica e per le produzioni alimentari che ne derivano. Il consumo interno di mais é di almeno 11 milioni di tonnellate all’anno, delle quali circa l’80% destinate all’alimentazione degli animali.
Ad oggi non ci sono alternative credibili al mais. Rilanciare la coltura è quindi necessario. A partire dalla promozione e dal sostegno alle innovazioni nel campo delle applicazioni genetiche. Un forte contributo in questa direzione può provenire sicuramente dal grande potenziale che può essere offerto dalla ricerca pubblica e dalla nuova frontiera aperta dalle “new breeding technologies”, per migliorare le perfomance varietali, in particolare le rese e la qualità, soprattutto sanitaria, del mais italiano.
Altrettanto necessario é favorire lo sviluppo di altri strumenti come l’agricoltura di precisione, l’affinamento di pratiche agronomiche più efficienti, l’ammodernamento delle strutture di stoccaggio, per creare una filiera efficiente e in grado di rispondere alle esigenze di un mercato in continua evoluzione.