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La Regione avvia le procedure per chiedere lo stato di calamità relativo ai danni all’agricoltura
Scritto il 26-08-2019 da Ufficio stampa | Categoria: Maltempo
“Ho firmato la richiesta di stato di emergenza per l’intero Piemonte, che riguarda in particolare i danni a edifici e infrastrutture, mentre in queste settimane abbiamo avviato le procedure per chiedere lo stato di calamità relativo ai danni all’agricoltura”. Ad annunciarlo è Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte.
E’ bene comunque ricordare che, in caso di dichiarazione dello stato di calamità relativo ai danni all’agricoltura, gli interventi del Fondo di solidarietà nazionale possono essere attivati nelle aree agricole che hanno subito danni superiori al 30% della produzione ordinaria e possono riguardare solamente le colture, le strutture e gli allevamenti non ammissibili a copertura assicurativa agevolata dal Piano assicurativo agricolo annuale.
Le avversità atmosferiche costituiscono una costante nell’attività agricola. Fino ad ora si é intervenuti risarcendo i danni, anche se siamo ancora lontani dall’avere un sistema che funzioni: ad esempio l’esagerata burocratizzazione del sistema delle assicurazioni “agevolate” allontana molti agricoltori dalla sottoscrizione delle polizze assicurative, senza contare i ritardi nell’erogazione dei contributi. Ma risarcire gli agricoltori non basta più. Bisogna rimuovere le cause dell’aumento degli eventi meteo estremi, la cui conseguenza é il moltiplicarsi dei danni alle coltivazioni ed alle strutture agricole. E tra le cause, la più evidente é la tropicalizzazione del clima del Belpaese dovuta al progressivo riscaldamento globale. Da qui la necessità, oltre che di migliorare il sistema per il risarcimento dei danni, di mettere in atto una strategia efficace per contrastare il “global warming”.
Gli scienziati dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (Arpa) hanno analizzato i dati relativi alle temperature, precipitazioni e periodi di siccità raccolti sul territorio di tutte le province del Piemonte fin dagli anni ’50. Dal report si evince non solo che le temperature massime giornaliere sono aumentate di circa 2 gradi in soli 60 anni, ma anche che il ritmo del surriscaldamento sta incrementando ed ha ora raggiunto +0.6 gradi per ogni 10 anni.
“Nella comunità scientifica – evidenzia il Presidente regionale della Cia Gabriele Carenini – c’è ormai un consenso pressoché unanime sul fatto che sempre la più frequente ricorrenza di fenomeni estremi nel nostro Paese – come siccità, ondate di calore, violenti nubifragi, grandinate, alluvioni, inverni con scarsità di neve o con temperature tipicamente estive, periodi prolungati di freddo intenso – sia la conseguenza della tropicalizzazione del clima dovuta ai cambiamenti climatici contro cui si sta facendo ancora troppo poco. Gli agricoltori dovranno investire sempre di più in strumenti assicurativi per mettere al sicuro il reddito delle proprie aziende“.
“Sempre legato alla tropicalizzazione del clima – continua Carenini –c’è un altro grande problema che minaccia le produzioni agricole: quello delle malattie causate da funghi e insetti che arrivano da altri continenti e che trovano sul nostro territorio un ambiente idoneo per proliferare. Molto spesso gli agricoltori sono costretti a sostenere costi elevatissimi per una difesa che frequentemente poi si rivela inadeguata, complice anche il fatto che già da alcuni anni è in atto una drastica riduzione dei principi attivi utilizzabili“.
“Ecco perché – conclude Carenini – é auspicabile che le politiche comunitarie, compresa la futura politica agricola e la riforma delle regole comunitarie di controllo per l’import dei Paesi terzi, tengano conto di questa situazione introducendo misure e strumenti adeguati per prevenire, per quanto possibile, tali eventi, puntando nel contempo sulla ricerca al fine di trovare soluzioni tecnico-operative efficaci per consentire la difesa da queste avversità“.