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Abbiamo bisogno delle nuove tecniche di miglioramento varietale non ogm, sono la chiave per il futuro
Scritto il 01-08-2019 da Ufficio stampa | Categoria: Ogm
In un evento tenutosi a Bruxelles nei giorni scorsi numeroso scienziati sono tornati a chiedere che la direttiva comunitaria del 2001 sugli ogm non si applichi agli organismi ottenuti mediante le New Breeding Techniques (Nbt).
Anche il Presidente nazionale della Cia-Agricoltori italiani, Dino Scanavino, al Forum Vitivinicolo nazionale organizzato da CIA-Agricoltori Italiani e Accademia dei Georgofili il 23 gennaio scorso, aveva dichiarato a proposito delle Nbt che “la capacità di cogliere i benefici ambientali e salutistici delle innovazioni è spesso purtroppo sottovalutata” e che occorre dare “un’informazione corretta e non ideologica sulle nuove tecnologie di miglioramento genetico”.
Per Scanavino é sbagliato paragonare le piante ottenute tramite le Nbt agli ogm. Il Dna degli ogm viene infatti modificato attraverso l’inserimento di geni derivati da un organismo di specie diversa, mentre le Nbt sono un insieme di tecniche (cisgenesi, genome editing, ecc.) che consentono di modificare il genoma di una specie vivente senza inserire geni estranei. I prodotti ottenuti con le Nbt sono del tutto simili ai prodotti ottenuti per incrocio tradizionale.
L’agricoltura italiana ha un grande bisogno di innovazione genetica. Bisogna produrre di più e meglio, consumando meno suolo e meno acqua, meno fertilizzanti e meno prodotti chimici per la difesa delle piante. Risolvere un’equazione così complessa con tante variabili non è affatto semplice. Ma dalle Nbt possono arrivare risposte importanti per un’innovazione a misura dell’agricoltura Made in Italy.
Gli stessi risultati che si ottengono con le Nbt possono essere ottenuti in natura, ma attraverso innumerevoli e costosissimi incroci. Con le Nbt si accelera il processo, si riducono i costi e si salvaguarda la biodiversità, senza rischi di alcuna natura per il consumatore.
Per fare un esempio di che cosa potrebbero significare le nuove tecniche: se avessimo un grano che produce un’ottima granella, ma che si alletta sul terreno perché troppo alto e un altro grano con una granella peggiore, ma a taglia bassa, dopo molti incroci arriveremmo a ottenere naturalmente un grano con la granella più pregiata e la taglia bassa, ma ci vorrebbe un lavoro lungo e dispendioso che diventerebbe ancora più complesso se invece di un tipo di grano dobbiamo isolare la secrezione di un enzima che inibisce l’attacco di un insetto. Risultati che oggi è possibile raggiungere in pochi passaggi di laboratorio tramite le nuove tecniche.
Ci sono Paesi come gli Stati Uniti, la Cina, l’India e il Brasile che sono molto avanti nell’impiego delle Nbt e stanno investendo miliardi di dollari sulle nuove tecniche di miglioramento varietale. Gli Stati Uniti hanno già dichiarato che le piante ottenute attraverso le Nbt non sono da considerare ogm. L’Italia rischia di rimanere fuori mercato se unitamente all’Europa mette al bando queste tecnologie. La maggior parte delle aziende che producono sementi o propagano varietà vegetali, in particolare, non riuscirà a competere con le controparti straniere.
“Abbiamo bisogno delle nuove tecniche di miglioramento varietale non ogm – sostiene Paolo De Castro, Primo Vice Presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo – perché sono la chiave per garantire un futuro alle piccole e grandi aziende agricole italiane ed europee, ma anche per poter rispondere alla domanda crescente di cibo nel mondo, per reagire ai cambiamenti climatici, alle sfide agricole e alimentari. E non ultimo, per non dipendere più dalle grandi multinazionali, rafforzando la collaborazione tra Università e piccoli centri di ricerca. In Italia possiamo contare su vere e proprie eccellenze”.
Gabriele Carenini – Presidente Cia Piemonte