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L’ Anastatus Bifasciatus lancia la sfida alla Cimice asiatica. Funzionerà? Sarà il tempo a dirlo
Scritto il 19-07-2019 da Ufficio stampa | Categoria: Ortofrutta
Il Piemonte prova a dichiarare guerra alla Halyomorpha halys, meglio conosciuta come Cimice asiatica, che mette a rischio le colture ortofrutticole e non solo. A Cherasco, nel Cuneese, è stato liberato in un noccioleto un insetto autoctono, l’Anastatus Bifasciatus. Si tratta di un imenottero che ha dimostrato di essere in grado di parassitare le uova di Cimice asiatica, annientandone, almeno in parte, la progenie.
Oltre al Piemonte, altre Regioni italiane, come Emilia Romagna, Veneto e Lombardia, sono coinvolte nella sperimentazione di questo insetto “nemico”.
In due comprensori agricoli della regione Emilia Romagna, uno a Modena e uno a Ravenna, sono in corso prove di lancio su larga scala di Anastatus Bifasciatus. Le prove sono realizzate con il coordinamento scientifico dell’università di Modena e Reggio e la collaborazione del Servizio Fitosanitario regionale, del Consorzio Fitosanitario di Modena e del Crpv (Centro regionale per le produzioni vegetali).
La professoressa Lara Maistrello, entomologa dell’Università di Modena e Reggio Emilia autrice di numerosi articoli pubblicati dal Journal of Pest Science sull’emergenza legata alla invasione delle cimici asiatiche, quindi una persona assolutamente sul pezzo, consiglia di non cantare vittoria troppo presto.E’ infatti ancora da verificare in campo,in maniera scientifica, la capacità dell’Anastatus Bifasciatus di limitare in modo decisivo il proliferare della Cimice. Soltanto se la sperimentazione darà buoni risultati si trasformerà in una concreta e massiva azione di contrasto da mettere a disposizione di viticoltori, frutticoltori e orticoltori.
Nel corso del 2018 – spiega Lara Maistrello – sono state effettuate diverse prove su appezzamenti sperimentali. In questo 2019 con il rilascio progressivo di migliaia di parassitoidi studieremo l’efficacia di questo rimedio naturale. La soluzione è comunque adatta solo ai frutteti ed agli orti- aggiunge Lara Maistrello-, così come le barriere fisiche (reti), mentre per le colture in pieno campo, come mais e soia, la situazione è più complicata.
Purtroppo – continua Lara Maistrello – non ci sono dei nemici specie-specifici, cioè specie che prendono di mira solo ed esclusivamente la Cimice asiatica. L’antagonista più efficace è il Trissolcus japonicus o Vespa Samurai, un parassitoide originario dell’Estremo Oriente che è in grado di attaccare oltre il 70% delle uova di cimice Asiatica. Ma al momento manca il via libera da parte del Ministero dell’Ambiente per poter sperimentare questo parassitoide.
Il 4 aprile 2019 il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva la modifica dell’articolo 12 del decreto del presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357. L’articolo 12 vietava tassativamente l’introduzione in Italia di specie e popolazioni non autoctone, per qualsiasi fine, senza prevedere deroghe. Ora invece, in presenza di motivate ragioni di interesse pubblico, é consentita l’introduzione in Italia di specie o popolazioni non autoctone, ma soltanto dopo che il Ministero dell’Ambiente ne abbia fissato con decreto i criteri per l’immissione.
Il Senato, lo scorso 12 giugno, ha approvato una risoluzione con la quale invita il Governo a dare la massima priorità all’adozione del decreto ministeriale che autorizza l’impiego della Vespa Samurai.
La Cimice asiatica è un prodotto della globalizzazione dei traffici mondiali che sempre meno mettono al riparo coltivazioni e ambiente. Ha ormai colonizzato l’intero territorio piemontese, colpendo in particolare i frutteti di melo, pero, ciliegio, albicocco, pesco e kiwi ed i seminativi, soprattutto mais e soia. Si calcola che nella ‘dieta’ della Cimice asiatica entrino oltre 170 tipi di piante diverse.