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I cambiamenti climatici minacciano gli impollinatori da cui dipende molta parte della produzione agricola
Scritto il 12-07-2019 da Ufficio stampa | Categoria: ambiente
Api, la situazione è molto critica in Piemonte che è tra le Regioni più importanti dal punto di vista apistico con i suoi oltre 200mila alveari. Ma è grave anche in tutte le Regioni del Nord.
Le api hanno avuto e continuano ad avere poco o nulla da raccogliere. Per nutrirle in tanti hanno dovuto fare ricorso all’alimentazione di soccorso. Si stima che e perdite di produzione del miele di acacia e di tutti gli altri mieli primaverili (tarassaco, ciliegio, arancio, millefiori) si aggirino tra il 50 e il 70%.
Con la produzione in calo crescono le importazioni, ma oggi, per fortuna, il consumatore è piuttosto informato e consapevole, quindi in grado di scegliere il vero Made in Italy. Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole. Il miele prodotto sul territorio nazionale è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria.
La difficile situazione dell’apicoltura – che si trascina da qualche anno – è una delle spie degli effetti negativi dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale. I ricercatori dell’università degli Studi Milano, che hanno dedicato un lavoro all’impatto dei cambiamenti climatici sulle api, sono convinti che, se non si interviene, da qui a 100 anni potremmo dover dire addio al miele. I cambiamenti climatici rappresentano una delle maggiori minacce per gli impollinatori, da cui dipende oltre il 70% della produzione agricola per la nostra alimentazione.