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Piano di prelievo dei caprioli non approvato, il mondo agricolo in allarme
Scritto il 06-06-2019 da Ufficio stampa | Categoria: fauna selvatica
Nell’ultima seduta del 27 maggio scorso la Giunta regionale uscente avrebbe dovuto licenziare il calendario venatorio, dando seguito anche al piano di prelievo dei caprioli, che sarebbe dovuto iniziare già la scorsa settimana e terminare intorno alla metà di luglio, ma così non è stato. La caccia di selezione al capriolo è quindi bloccata. Lo staff dell’assessore alla Caccia uscente, Giorgio Ferrero, ha comunicato che i piani di prelievo non potevano essere approvati negli ultimi sessanta giorni del mandato, quando sono possibili, per legge, solo atti di ordinaria amministrazione. Considerando i tempi tecnici per la formazione della nuova giunta e per l’attivazione delle procedure connesse all’approvazione della delibera, si può prevedere che l’apertura della caccia al capriolo non sarà avviata prima di luglio.
La Cia del Piemonte, nel pieno della stagione di sviluppo delle colture e delle piante, esprime grave preoccupazione per la situazione che si é determinata. La popolazione di caprioli in esubero sta causando gravissimi danni in tutto il territorio di produzione vitivinicola, arrivando in alcuni casi a compromettere anche la prossima vendemmia. I caprioli si cibano infatti dei germogli di vite ancora teneri, arrivando anche a danneggiare le gemme.
“Nessuno vuole l’estinzione di alcuna specie di fauna selvatica – commenta il Presidente regionale della Cia Gabriele Carenini – ma, quando una di queste diventa pericolosa ed in palese soprannumero, è essenziale porvi rimedio. Per questo motivo la Cia-Agricoltori italiani, di fronte ad una situazione che si va facendo ogni giorno più grave, chiede alle Istituzioni di intervenire con estrema urgenza per evitare che la situazione diventi ingestibile. Ogni giorno perso fa aumentare i danni per l’agricoltura e i rischi per la sicurezza della circolazione sulle nostre strade”.
“E’ del tutto evidente –continua Carenini – che bisogna tornare a carichi sostenibili delle specie animali, compatibili con le caratteristiche ambientali, ma anche produttive e turistiche, dei diversi territori. Gli agricoltori seminano per raccogliere e non per ottenere i risarcimenti dei danni causati dalla fauna selvatica, che per altro arrivano sempre in ritardo e con il contagocce”.