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Nocciolo, la gestione migliore per fare qualità, incontro di informazione e aggiornamento nella sede Cia di Castelnuovo Calcea (At)
Scritto il 18-06-2019 da Ufficio stampa | Categoria: Ortofrutta
Che la corilicoltura sia diventata, nel giro di pochi anni, la seconda principale coltura piemontese è ormai dato assodato, facendola considerare buona fonte di reddito e, in molti casi, importante fonte di integrazione allo stesso reddito. La crescente necessità da parte del comparto agricolo di operare da un lato in condizioni di tutela ambientale e di garantire dall’altro una corretta efficienza economica, impone quindi il ricorso ad una gestione delle colture il quanto più possibile sostenibile.
Per approfondire nel modo più corretto i problemi agronomici ed economici del comparto, la Cia di Asti ha recentemente organizzato nella sede di Castelnuovo Calcea l’incontro “Nocciolo: aspetti tecnico-economici” in cui i tecnici Francesca Serra e Angelo Cortese hanno illustrato i punti di forza e di debolezza della coltivazione delle nocciole, tra conduzione del corileto e commercializzazione del prodotto.
La gestione sostenibile del noccioleto
La gestione sostenibile di un noccioleto deve essere inevitabilmente riferita alle nuove norme tecniche di produzione integrata (determinazione dirigenziale n. 182 del 5 marzo 2019 e II aggiornamento del 5 aprile 2019) emanate dalla Regione Piemonte per l’anno in corso. Con la definizione di specifici vincoli e limitazioni d’uso delle sostanze attive impiegate in noccioleto per la difesa fitosanitaria (difesa da patogeni fungini e insetti) e la gestione agronomica (concimazione), la normativa guida l’azienda verso una conduzione ambientalmente sostenibile della coltura.
Accanto al rispetto di dosaggi, numero massimo di interventi effettuabili con un dato principio attivo e all’opportunità di rotazione delle sostanze attive impiegate, ruolo di primaria importanza, in termini di tutela ambientale, è rappresentato dall’attività di monitoraggio della presenza di patogeni e di fitofagi in noccioleto e dalla conseguente definizione di soglie di presenza specifiche per ciascuna avversità (principalmente nel caso di fitofagi). In particolare, possono essere individuate tre differenti tipologie di soglia: soglia di tolleranza o di non intervento, qualora la numerosità della popolazione del fitofago non sia potenzialmente in grado di causare danno economico; soglia di intervento, nel caso in cui la popolazione del fitofago sia tale da provocare un potenziale danno economico; soglia di dannosità, in presenza di una consistenza di popolazione che produce danno economico.
Frappage e trappole per contrastare la diffusione dei fitofagi
Tra i diversi metodi di monitoraggio, la tecnica del frappage (scuotimento) risulta essere quella comunemente applicata in noccioleto per il campionamento dei principali insetti dannosi alla coltura: cimici “comuni”, cimice asiatica e balanino. Questa tecnica si integra con il progetto di monitoraggio della cimice asiatica elaborato insieme ad Agrion e che ha già visto la sistemazione di 118 trappole a feromoni in tutto il Piemonte. Effettuato settimanalmente, il frappage permette di ottenere un’indicazione periodica della presenza e consistenza delle popolazioni di fitofagi all’interno del corileto. Tale tecnica, basata sullo scuotimento delle branche alle prime ore del mattino, viene eseguita su un numero di 6 mezze piante per appezzamento scelte tra quelle posizionate nelle file di bordo noccioleto. L’analisi dei risultati ottenuti mediante frappage permette di definire categoria e densità di popolazione dei fitofagi presenti in noccioleto individuando, di conseguenza, le migliori strategie di difesa applicabili.
Al fine di garantire una corretta difesa del noccioleto, occorre poi ricorrere ad una idonea gestione agronomica: in particolare, il ricorso ad una buona potatura si traduce in una migliore penetrazione della miscela fitoiatrica all’interno della chioma e, di conseguenza, in una maggiore efficacia del trattamento effettuato. Altro aspetto di fondamentale importanza per una buona efficienza agronomica ed economica dei trattamenti effettuati nonché per una corretta tutela dell’ambientale è rappresentato dall’impiego di macchine irroratrici opportunamente tarate.
Quanto rende un ettaro di noccioleto?
Ancora Francesca Serra ha infine dettagliatamente informato sui costi di gestione di un noccioleto secondo una recente indagine svolta nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo. Costi che variano, a seconda della qualità e delle quotazioni delle nocciole, e che vedono i possibili margini netti medi di un ettaro di superficie oscillare da un minimo, del tutto ipotetico, di 550 euro anno ad un massimo di 5500 euro, passando per casi intermedi in cui lo stesso margine si attesta sui 3500 euro.
Un appello ad un’opera di costante crescita della qualità – “il parametro che sempre di più sarà alla base delle quotazioni negli anni a venire” – è stato lanciato alla fine dell’incontro dal presidente provinciale della Cia di Asti, Alessandro Durando, che ha sottolineato l’assoluta necessità di collegamenti con gli enti di ricerca per avere corrette indicazioni sulle caratteristiche organolettiche delle nocc