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Il mondo del biologico deve trovare gli anticorpi necessari per combattere i profittatori
Scritto il 26-06-2019 da Ufficio stampa | Categoria: Biologico
L’Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF) e i militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Pisa, sono stati protagonisti di una rilevante operazione denominata “Bad Juice”, diretta dalla Procura della Repubblica di Pisa, con la collaborazione di Eurojust, che ha portato al sequestro di beni per oltre 6,5 milioni di euro in un’indagine su una maxi frode nella produzione e commercializzazione di succo concentrato di mela sofisticato con acqua e sostanze zuccherine e falsamente dichiarato come biologico di origine europea.
Il prodotto era realizzato in Serbia e poi “europeizzato” attraverso false attestazioni per introdurlo sul mercato con marchio Ue come edulcorante destinato al mercato di marmellate, conserve, confetture e simili commercializzati dai più importanti marchi italiani ed esteri. Il prodotto veniva adulterato chimicamente per eludere i controlli e solo l’approfondita analisi presso laboratori specializzati da parte degli ispettori del Mipaaf ha permesso di smascherare la frode.
La procura ha già imposto alle aziende che hanno acquistato il prodotto per inserirlo nelle loro marmellate di ritirare tutte le confezioni finite sul mercato dal primo gennaio a oggi.
Il “bio” è diventato una vera abitudine di spesa. Contemporaneamente, sia in Italia, sia nel mondo sono cresciute le frodi e le truffe compiute da organizzazioni, talvolta criminali, alla ricerca di facili guadagni. Si tratta di vicende gravi che rischiano di minare la fiducia dei consumatori nei confronti del biologico.
Il mondo del biologico deve trovare gli anticorpi necessari per combattere i profittatori, altrimenti i tanti produttori seri che compongono questo mondo rischiano di vedere il loro lavoro vanificato da chi si è infiltrato nel mondo del biologico soltanto per speculare.
Una maggiore attenzione andrebbe riservata da parte delle nostre Autorità ai prodotti bio di importazione, perché pare che non solo i prodotti che arrivano da Paesi terzi, ma anche da alcuni Stati membri, non soddisfino appieno i requisiti stabiliti dalla normativa vigente in materia di bio. Si mormora inoltre che in alcuni Stati membri sia molto facile europeizzare i prodotti (si fa per dire) bio provenienti da Paesi terzi attraverso false attestazioni. La stessa Corte dei conti europea ha ammesso che il sistema di controllo per i prodotti biologici vigente nell’Ue è migliorato, ma presenta ancora diverse debolezze.
Purtroppo non ci sono test scientifici che consentono di stabilire se un prodotto é veramente biologico. Sarebbe quindi necessario introdurre un rigoroso sistema di controllo che copra l’intera filiera agroalimentare, dai produttori ai trasformatori, agli importatori ed ai distributori. Ma questo sistema é difficile da implementare. Per molti prodotti bio in entrata nel nostro Paese non è possibile neppure risalire al produttore agricolo.
Nel 2018, l’UE ha importato prodotti biologici da oltre 100 paesi terzi per un totale di 3,4 milioni di tonnellate, principalmente materie prime, con la Cina principale fornitore (oltre 415mila tonnellate, il 12,7% del totale). Realizzare un sistema di controllo che copra l’intera filiera, partendo dai produttori cinesi fino ad arrivare ai nostri supermercati, é evidentemente molto….. complicato.
Un consiglio finale ai consumatori: fidatevi dei produttori bio che conoscete e stimate ed andate direttamente in azienda ad acquistare i prodotti. E se non potete andare in azienda, fidatevi soprattutto dei prodotti bio realizzati in Italia con materia prima italiana, certificati da organismi italiani. In Italia la normativa sul bio è più rigida rispetto agli altri Paesi europei. Ad esempio, se in Italia un prodotto bio viene accidentalmente contaminato da sostanze non ammesse, non è venduto come biologico. In altri Paesi, invece, sì.
Gabriele Carenini – Presidente Cia Piemonte