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Tarlo asiatico del fusto: sarà necessario abbattere più piante del previsto
Scritto il 31-05-2019 da Ufficio stampa | Categoria: ambiente
Nel mese di aprile si sono conclusi i monitoraggi delle piante sensibili al tarlo asiatico del fusto nelle aree adiacenti a quelle in cui era già stata riscontrata la presenza lo scorso autunno. I monitoraggi sono stati effettuati sia attraverso ispezioni visive da terra, da parte di tecnici opportunamente formati, sia mediante l’utilizzo di cani addestrati al ritrovamento del tarlo.
Purtroppo, da questa attività sono emersi altri nuclei di infestazione in varie zone del Piemonte (soprattutto nel Cuneese ed in Valsusa) ed è stato necessario procedere a un allargamento delle aree su cui risulta necessario procedere con ulteriori abbattimenti.
Il tarlo asiatico è una delle numerose specie aliene presenti nel nostro Paese. Secondo l’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, le specie aliene sono più di 3.300 e circa 400 sono considerate invasive. L’intensificarsi degli scambi commerciali e i mutamenti climatici favoriscono lo spostamento di microrganismi e insetti da un continente all’altro.
Il tarlo asiatico prende solitamente di mira tutte le varietà di aceri, olmi, betulle, tigli, pioppi, salici, frassini, robinie, querce rosse, sorbi e diverse altre latifoglie. Potenziali bersagli sono pure ciliegi, prunus, hibiscus e alcune altre specie.
Si ricorda che la Regione Piemonte sta applicando la normativa europea (Decisione di esecuzione UE 2015/893) che prevede l’obbligo di abbattimento per le specie soggette a infestazione del tarlo, anche asintomatiche, che ricadono all’interno di un’area di raggio pari a 100 metri da piante che presentano segni di attacco dell’insetto.
Ad oggi sono state tagliate e distrutte tutte le piante con segni di infestazione, incluse quelle individuate negli ultimi monitoraggi. Nei prossimi giorni proseguiranno i tagli degli alberi che si trovano in prossimità di quelli colpiti, come le norme impongono.
Il tarlo è un’emergenza che va affrontata in modo adeguato se si vuole arrivare all’eradicazione definitiva dell’insetto salvaguardando il patrimonio arboreo del territorio.