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Siamo di fronte ad un’invasione delle specie selvatiche
Scritto il 16-05-2019 da Ufficio stampa | Categoria: fauna selvatica
“Bisogna valutare scientificamente se siamo di fronte ad un invasione (di specie selvatiche ndr)”, se lo chiede Marco Galaverni, responsabile del dipartimento specie ed habitat del WWF, intervistato da diversi quotidiani, dando ad intendere che la prova scientifica non esiste. E partendo da questa valutazione contesta la proposta di modifica della legge 157/92 elaborata dalla Cia-Agricoltori italiani.
Invece la prova “scientifica” che dimostra in modo inoppugnabile l’esistenza di un’invasione delle specie selvatiche c’é: sono i danni milionari denunciati dagli agricoltori (oltre 60 milioni di euro nel 2018) verificati dai competenti uffici delle varie Regioni italiane. E poi ci sono le stime numeriche dei selvatici, non precisissime, ma certamente attendibili, frutto del monitoraggio effettuato da vari Enti, come l’Ispra e da associazioni ambientaliste e venatorie. I cinghiali sono passati da 50 mila capi in Italia nel 1980, ai 900 mila nel 2010 fino ad arrivare a quasi 2 milioni nel 2019. I caprioli sono oltre 700.000. I cervi stanno crescendo a dismisura e sono arrivati a circa 200.000 capi. I lupi sono alcune migliaia, ma stanno rendendo impossibile la vita ad allevatori e pastori in montagna. L’incremento esponenziale di alcune specie sta determinando anche crescenti rischi di incidenti stradali ed un aumento di trasmissione di patologie agli animali domestici o all’uomo.
Ben lontana dall’essere risolta é anche la questione della rifusione dei danni alle colture agricole causati dalle specie selvatiche. I risarcimenti sono sempre più in ritardo ed erogati con il contagocce, ma c’è anche un altro problema, forse ancora più grave: nessun risarcimento può ripagare gli agricoltori del venir meno del senso del proprio lavoro e dello stress continuo cui sono sottoposti.
In tutti i Paesi civili si applicano politiche di contenimento delle specie selvatiche dannose, senza neppure troppe proteste da parte degli “animalisti” locali, i quali si sono resi conto che il miglior modo per tutelare la fauna selvatica è quello di garantire un giusto equilibrio uomo/ambiente/animali. Questo equilibrio in molte zone d’Italia, Piemonte compreso, non esiste più. Non solo alcune specie stanno allargando il loro areale in modo eccessivamente impattante sulle attività agricole e sulla sicurezza dei cittadini, ma molte altre, introdotte o addirittura aliene, provocano danni anche all’ecosistema e alle specie autoctone.
La legge 157/1992 che disciplina la pianificazione faunistico-venatoria in Italia é completamente inadeguata e fuori da ogni logica di sostenibilità ambientale e crescita economica. È necessario ammodernare la legge. Ed è ciò che la Cia-Agricoltori italiani ha fatto, presentando un’organica serie di emendamenti che modificano radicalmente la “filosofia” della 157/92, sostituendo il concetto di “protezione” con quello di “gestione” della fauna selvatica. Il titolo della legge potrebbe pertanto diventare “Norme per la gestione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”.
Con questa proposta la Cia-Agricoltori italiani non intende esaurire o chiudere il dibattito sulla materia, ma al contrario di favorire un confronto con le Amministrazioni pubbliche, le forze politiche e con tutte le parti interessate.
Giovanni Cardone – Direttore Cia Piemonte