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Riportare la caccia al Mipaaft?
Scritto il 23-05-2019 da Ufficio stampa | Categoria: fauna selvatica
Il Ministro Centinaio ha dichiarato che intende riportare il comparto caccia al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali: “sarà la mission di questa legislatura”. La Cia propone invece di ricostituire il Comitato tecnico faunistico venatorio presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, partecipato dal Mipaaft e dal Ministero dell’Ambiente, dalle Regioni, dalle organizzazioni interessate e da istituzioni scientifiche come l’Ispra, all’interno del quale regolare anche l’attività venatoria.
Il Comitato si deve occupare, secondo la Cia, soprattutto di amministrazione e gestione della fauna selvatica. Troppo specie selvatiche sono in eccesso e non solo danneggiano le colture agricole, ma costituiscono anche una seria minaccia per la sicurezza delle persone. Per questo motivo la loro densità va riportata entro livelli compatibili con il territorio. I cacciatori possono essere coinvolti negli interventi di controllo faunistico, ma la soluzione del problema non é l’attività venatoria svolta a fini ludico-amatoriali. Sono invece i piani di controllo predisposti in maniera scientifica ed attuati da personale specializzato. La stessa Corte costituzionale ha stabilito che controllo della fauna selvatica “non attiene alla caccia”, perché è svolto “non per fini venatori” ma “per la tutela dell’ecosistema”.
Per realizzare i piani di controllo va prevista o rafforzata la possibilità di istituire personale ausiliario, adeguatamente preparato e munito di licenza di caccia, da impiegare in convenzione, in aggiunta alle guardie venatorie provinciali, ai proprietari ed ai conduttori dei fondi, alle guardie forestali e guardie comunali.
Le associazioni animaliste Enpa, Lac, Lav e Lipu criticano l’intenzione Ministro di riportare la caccia al Mipaaft sostenendo l’assoluta irrilevanza delle istanze venatorie rispetto ai più gravi problemi che oggi si trova ad affrontare il mondo agricolo, come i cambiamenti climatici, la gestione delle risorse idriche ecc.ecc.
E’ innegabile che i problemi citati dagli animalisti siano importanti, ma la proliferazione della fauna selvatica non è un problema minore, anzi è molto sentito dagli agricoltori. Nessuno intende dare lezioni di animalismo agli “animalisti”, ma il vero animalismo dovrebbe auspicare che la densità della fauna sia in armonia con le risorse ambientali e con le esigenze dell’economia agricola e forestale.
Alcuni interventi drastici contro le specie aliene, che ormai sono numerose sul nostro territorio, sono anche necessari per tutelare la biodiversità animale, che sta tanto a cuore agli “animalisti”. Va ricordato il caso classico, avvenuto anni fa, di un intervento di eradicazione di una piccola popolazione aliena di scoiattolo grigio americano, promosso dall’Ispra, e incomprensibilmente vietato da un tribunale, che si oppose adducendo argomentazioni vagamente animaliste: oggi, che la diffusione della specie americana mette a rischio la sopravvivenza dello scoiattolo europeo, con gravi responsabilità italiane nella mancata prevenzione, l’Unione Europea è costretta a prevedere costosi strumenti di intervento, con imbarazzo e spese che si potevano evitare.