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Dazi Usa, a rischio le esportazioni agroalimentari italiane per un valore di oltre due miliardi di euro
Scritto il 07-05-2019 da Ufficio stampa | Categoria: agroalimentare
Donald Trump domenica scorsa ha “annunciato al mondo” nel suo modo preferito (via Twitter) che i dazi sui prodotti cinesi passano al 25 per cento. E sembra intenzionato a mettere i dazi anche su una lunga lista di prodotti provenienti dai Paesi europei. Da una guerra commerciale tra Usa ed Europa, l’Italia rischia di uscire malmessa. Secondo l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, il valore del Made in Italy agroalimentare a rischio sanzioni supera i due miliardi di euro.
La linea dura di Trump “rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati” ha affermato il Presidente di una nota Organizzazione professionale agricola. Il pericolo é reale, ma questa Organizzazione agricola, il cui Presidente ora chiede al premier Conte di negoziare con Trump l’abbattimento delle barriere daziarie (ma poco può fare Conte se non insieme ai suoi partner europei), è la stessa che in passato ha condotto una durissima battaglia contro il “famigerato” Ttip tra l’Europa e gli Usa il quale, guarda caso, prevedeva che le legislazioni di Stati Uniti ed Europa si piegassero alle regole del libero scambio. Ed é la stessa Organizzazione che ancora oggi si oppone alla ratifica del Ceta (il trattato Ue/Canada, in vigore in via provvisoria dal 21 settembre 2017), in nome della difesa di presunti interessi nazionali, è contraria allo Jefta (il trattato Ue/Giappone, in vigore in via definitiva dal 1° febbraio 2019) nonostante preveda un taglio graduale dei dazi di circa un miliardo di euro l’anno (stime della Commissione) e vede come una minaccia persino l’ultima trattativa in corso: quella con i Paesi del mercato comune dell’America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay (Mercosur).
I trattati commerciali sono dei compromessi e come tali presentano benefici e svantaggi. L’importante è che i benefici superino gli svantaggi (e che non si focalizzi l’attenzione, come fa la nota Organizzazione agricola, sempre e solo sugli svantaggi). Se ben gestiti e governati i trattati commerciali rappresentano un’opportunità da cogliere, soprattutto in questo momento in cui dazi, innalzamento di barriere e ostacoli al commercio internazionale la fanno da padrone. E possono essere sempre migliorati. L’alternativa ai trattati commerciali sono le guerre commerciali.
In assenza di accordi commerciali è anche difficile contrastare il cosiddetto Italian sounding. Con questo termine si intende un fenomeno evocativo che, attraverso l’utilizzo di parole, colori, immagini e riferimenti geografici sulle etichette e sulle confezioni, inducono il consumatore ad associare erroneamente il prodotto agroalimentare locale a quello autentico italiano. Il fenomeno nel mondo ha assunto proporzioni enormi. Si calcola che valga almeno una sessantina di miliardi. Ma c’é chi parla anche di cifre decisamente superiori. Per combattere il fenomeno dell’Italian Sounding non basta esporre a “Tuttofood”, la World Food Exibition che si svolge alla Fiera di Milano fino al 9 maggio, per l’ennesima volta, i tarocchi a beneficio di giornalisti e curiosi. Occorre stringere accordi con i Paesi in cui questa pratica è diffusa. I trattati bilaterali o multilaterali hanno proprio questa funzione.