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Il biologico da mercato di nicchia a mercato di massa, seminario di Anabio
Scritto il 31-05-2019 da Ufficio stampa | Categoria: Biologico
Il biologico da diversi anni sta avendo uno sviluppo molto sostenuto nel nostro Paese, sia sotto il profilo della produzione che sotto quello dei consumi, con 76mila aziende coinvolte che coltivano 2 milioni di ettari e un fatturato di circa 3,5 miliardi di euro.
La Regione più biologica d’Italia è la Calabria, seguita da Basilicata e Trentino Alto Adige. In Piemonte le imprese che possono fregiarsi della certificazione biologica sono 2.528 (fonte Accredia). Campione piemontese delle imprese biologiche è la provincia di Cuneo che al 30 settembre 2018 contava 1.032 imprese certificate. Seguivano Torino (517), Alessandria (377), Asti (182), Vercelli (169), Novara (131), Biella (96) e Verbania (24).
Come sempre, quando una tipologia di prodotti ha successo, attira l’attenzione degli speculatori. Sia in Italia, sia nel mondo sono state scoperte frodi e truffe a danno del biologico, compiute da organizzazioni, talvolta criminali, alla ricerca di facili guadagni. Si tratta di vicende gravi che rischiano di minare la fiducia dei consumatori nei confronti del biologico.
Il mondo del biologico deve trovare gli anticorpi necessari per emarginare i profittatori, altrimenti i tanti produttori seri che compongono questo mondo rischiano di vedere il loro lavoro vanificato da chi vi si è infiltrato soltanto per speculare.
Questi temi sono stati discussi ieri in un seminario organizzato a Roma da Anabio/Cia-Agricoltori italiani. L’associazione dei produttori bio ha ribadito l’urgenza di un cambio di passo del settore del biologico italiano che deve strutturarsi in organizzazioni affidabili, rappresentative, fortemente orientate al mercato, realmente gestite da agricoltori, capaci di erogare servizi qualificati ed in grado di garantire un’adeguata remunerazione agli agricoltori associati.
Per Anabio-Cia il rilancio delle organizzazioni dei produttori deve camminare di pari passo con una migliore strutturazione delle filiere bio, come già previsto a livello legislativo dalla Misura 2 del “Piano strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico” (approvato dal Mipaaft nel 2016).
“Il settore del biologico merita di essere sostenuto – commenta il Presidente regionale della Cia Gabriele Carenini – perché mostra, in linea generale, migliori performance ambientali rispetto all’agricoltura convenzionale, ma va detto, ad onor del vero, che anche l’agricoltura convenzionale sta decisamente muovendosi verso un modello di produzione sostenibile, combinando rispetto delle risorse naturali quali acqua, fertilità del suolo e biodiversità con la produttività. E’ quindi auspicabile una politica che cerchi di ottenere il meglio sia dall’uno che dall’altro sistema di produzione”.