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Si semina il mais, ma preoccupa il drastico calo della redditività delle coltura

Scritto il 08-04-2019 da Ufficio stampa | Categoria: Coltivazione erbacee

Aprile è il mese in cui in linea di massima si semina il mais, ma gli operatori del settore sono molto disorientati. Da svariati anni ormai si registra una progressiva disaffezione alla coltura da parte di molti agricoltori italiani. La produzione  è passata dall’autosufficienza quasi totale raggiunta tra la fine degli anni novanta e il primo decennio del nuovo secolo ad una netta dipendenza dall’estero, tanto che nell’ultima campagna di commercializzazione le importazioni hanno sfiorato il 50% del nostro fabbisogno interno.

Le cause di questa debacle? Il calo delle quotazioni del mais, le rese di produzione ferme ai livelli di venti anni fa, mentre nel resto del mondo sono in crescita costante, le condizioni climatiche sempre meno favorevoli che sono all’origine di gravi emergenze sanitarie (la presenza di micotossine), la riduzione degli aiuti Pac a causa dell’introduzione del disaccoppiamento, l’impossibilità per il nostro Paese di poter ricorrere alle biotecnologie innovative.

Il mais ha rappresentato e rappresenta ancora oggi – nonostante la forte crisi – la prima produzione cerealicola nazionale per quantità raccolta e, soprattutto, il mais non ha mai perduto la sua importanza primaria per l’economia agricola e zootecnica e per le produzioni alimentari che ne derivano. Il consumo interno di mais é di almeno 11 milioni di tonnellate all’anno, delle quali circa l’80% destinate all’alimentazione degli animali.

Ad oggi non ci sono alternative credibili al mais. Occorre pertanto rilanciare la coltura predisponendo un vero piano maidicolo nazionale. A partire dalla promozione e dal sostegno alle innovazioni nel campo delle applicazioni genetiche. Un forte contributo in questa direzione può provenire sicuramente dal grande potenziale che può essere offerto dalla ricerca pubblica e dalla nuova frontiera aperta dalle “new breeding technologies”, per migliorare le perfomance varietali, in particolare le rese e la qualità, soprattutto sanitaria, del mais italiano.

Altrettanto necessario é favorire lo sviluppo di altri strumenti come l’agricoltura di precisione, l’affinamento di pratiche agronomiche più efficienti, l’ammodernamento delle strutture di stoccaggio, per creare una filiera efficiente e in grado di rispondere alle esigenze di un mercato in continua evoluzione.

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