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Contrastare l’Italian Sounding é una priorità
Scritto il 01-03-2019 da Ufficio stampa | Categoria: agroalimentare
Il food italiano ha raggiunto nel 2018 il valore di 41,8 miliardi all’estero, registrando l’ennesimo record storico per l’export agroalimentare, con un aumento dell’1% rispetto al 2017, purtroppo insufficiente a mantenere il ritmo di crescita previsto.
L’obiettivo di raggiungere i 50 miliardi di euro di export entro il 2020, un traguardo che era stato fissato durante l’Expo di Milano nel 2015, appare realisticamente realizzabile –pesa il rallentamento dell’economia mondiale -, ma possiamo avvicinarci di più ai nostri diretti concorrenti come Germania, Francia e Olanda, che hanno una maggiore vocazione all’internazionalizzazione, a condizione che in questa fase delicata e incerta non ci si chiuda al mondo, ma si esplorino nuovi mercati nel rispetto della reciprocità delle regole, oltre a costruire strategie innovative per promuovere e valorizzare i nostri prodotti di qualità all’estero.
Ad allontanare l’obbiettivo dei 50 miliardi non contribuisce però soltanto la frenata dell’economia mondiale, ma anche l’agropirateria e le imitazioni ingannevoli delle produzioni agroalimentari made in Italy.
La popolarità del Made in Italy è direttamente proporzionale alla crescita di un’economia parallela che, sfruttando le assonanze dei nomi dei prodotti italiani più famosi ha sottratto, e continua a sottrarre, importanti quote di mercato alle aziende alimentari ed agricole italiane.
Il fenomeno rappresenta sicuramente una truffa nei confronti degli Italian food lovers ma, ancor di più, una forma di concorrenza sleale nei confronti delle aziende che producono ed esportano i propri prodotti autentici, realizzati seguendo esclusivamente la vera tradizione italiana. Si stima che il furto perpetrato dall’Italian Sounding al nostro comparto agroalimentare superi i 60 miliardi di euro.
Contrastare il fenomeno Italian Sounding è una priorità.