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Emergenza fauna selvatica, gli agricoltori al convegno della Cia a Palazzo Lascaris: troppe incertezze, l’ambiguo ruolo dei cacciatori ed i risarcimenti in ritardo
Scritto il 19-02-2019 da Ufficio stampa | Categoria: fauna selvatica
Nessuno vuole l’estinzione di alcuna specie di fauna selvatica ma, quando una di queste diventa pericolosa ed in palese sovrannumero, è essenziale porvi rimedio. La Cia del Piemonte, facendosi interprete delle proteste e degli allarmi sempre più numerosi che arrivano dal territorio, ha sollecitato più volte le Istituzioni ad assumere tutte le iniziative tecniche, organizzative e normative necessarie per prevenire e contrastare con efficacia la proliferazione della fauna selvatica. Ha invitato anche le associazioni venatorie, ambientaliste e animaliste ad avviare insieme alle organizzazioni agricole una seria riflessione, senza pregiudizi, su come realizzare una seria ed efficace gestione faunistica.
Se ne è discusso il 18 febbraio nell’intensa mattinata del convegno sui pericoli derivanti dalla proliferazione della fauna selvatica organizzato dalla Cia del Piemonte nell’aula del consiglio regionale di Palazzo Lascaris di Torino, durante la quale numerosi sono stati gli interventi di agricoltori, sindaci e consiglieri regionali che hanno, sia pure in ottica diversa, avvertito l’esigenza di giungere al più presto ad un progetto in grado di dare risposte efficaci e rapide a chi regge l’urto, ma non si sa fino a quando, dei gravissimi danni procurati dalla fauna selvatica alle aziende agricole, ai cittadini ed all’ambiente.
Ne diamo qui di seguito alcuni sintetici cenni.
Valentina Allaria di Murazzano, in provincia di Cuneo. Titolare di un’azienda con 400 pecore, ha testimoniato dell’odissea del suo gregge, attaccato dai lupi che hanno ucciso molti capi. E’ corsa ai ripari con l’introduzione di cani antilupo che hanno dato buoni risultati, ma nel momento in cui il gregge è stato spostato, i guai sono ricominciati e nemmeno la sistemazione di recinzioni è stata sufficiente a risolvere il problema, con quote di lavoro moltiplicate e costi di produzione raddoppiati.
Marco Aondio di Candelo, in provincia di Biella. Titolare di un’azienda che produce speciale foraggio per cavalli. La vicinanza al parco della Baraggia ha facilitato l’arrivo dei cinghiali sui suoi terreni che vengono danneggiati pesantemente ogni notte. I prati diventano irrecuperabili ed il foraggio inservibile per l’utilizzo abituale dell’azienda. In questo modo nessun giovane verrà mai a fare il mio lavoro.
Luca Charbonnier dell’alta Val di Susa, allevatore di ovini, caprini e bovini. Siamo tormentati dai lupi, tanto che alla fine non riusciamo nemmeno a quantificare i danni. Abbiamo bisogno di provvedimenti urgenti che siano davvero risolutivi. Qualcosa è stato effettivamente fatto, ma non in modo soddisfacente anche in tema di risarcimenti.
Italo Danielli, viticoltore e cerealicoltore della provincia di Alessandria. Noi stiamo lavorando molto ma, grazie alla presenza di caprioli, cinghiali e lupi, dobbiamo scontare perdite del 30/40% del prodotto al momento della raccolta. Un fatto demoralizzante che richiede un intervento rapido e decisivo. Non è più il momento di discutere ma di agire.
Sandro Pistocchini del VCO – Dal 2008 ad oggi abbiamo assistito a tanti tavoli di discussione, senza ottenere nulla. I danni maggiori si verificano in vicinanza dei parchi e anche qui bisognerebbe fare una discussione più approfondita sulla gestione di queste aree. I risarcimenti arrivano tardi o non arrivano per niente. Nel 2017 pensavamo di cominciare a risolvere il problema cinghiali con l’Atc ma alla fine, cambiata la dirigenza della stessa Atc, abbiamo dovuto constatare che avevano vinto i cosiddetti “cinghialai” e le loro logiche di sfruttamento della situazione.
Fiorenzo Pricca, corilicoltore di Cunico, in provincia di Asti. Anche nel mio caso il problema dei cinghiali sembra essere diventato irresolubile, tra i mille distinguo tra la possibilità di abbattere i maschi e non le femmine. La realtà è che noi finiamo per allevare maiali o simili sui nostri terreni e qualcuno ha il freezer sempre pieno di carne, mentre la produzione diminuisce in certi casi anche del 50% e stanno sparendo tutti gli uccelli che fanno il nido a terra.