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La montagna, risorsa per il Piemonte
Scritto il 14-12-2018 da Ufficio stampa | Categoria: Senza categoria
L’11 dicembre scorso si è celebrata la giornata internazionale della montagna. La celebrazione ha le sue radici nel 1992 con l’adozione del capitolo 13 dell’Agenda 21 “Managing Fragile Ecosystems: Sustainable Mountain Development” in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo.
In Piemonte la superficie montuosa è pari al 43% della superficie totale. I comuni classificati montani sono 553. Circa 750.000 persone vivono in montagna. Tra questi un’esigua percentuale, in crescita, di “montanari consapevoli”, ovvero di persone che hanno scelto di andare a vivere in montagna mettendo il territorio montano al centro dei propri progetti lavorativi e personali.
I nuovi abitanti (in molti casi esterni e/o stranieri) che si trasferiscono in un comune montano in virtù delle sue qualità ambientali o di vita sono un fenomeno interessante, ma costituiscono un’assoluta minoranza e non sono certamente il rimedio allo spopolamento, per contrastare il quale é necessario creare le condizioni per consentire ai 750.000 cittadini, che ancora resistono ad abitare nelle aree montane, di vivere in modo dignitoso e autonomo.
Accessibilità, viabilità, servizi essenziali – scuola, sanità, trasporto locale, uffici postali, sportelli bancari, digitalizzazione – sono le premesse indispensabili per garantire a chi vive in montagna quegli standard minimi richiesti dalla vita moderna. I 600 mila piemontesi che non vedono i canali Rai sono quasi tutti in montagna. Grazie al pagamento del canone in bolletta il Mise ha 500 milioni all’anno in più, ma non ne versa neppure una parte per adeguare la rete.
Laddove vi siano servizi alla popolazione, anche le imprese possono prosperare ed avere concrete possibilità di sviluppo. Tra le imprese che operano in montagna quelle agricole rivestano un’importanza primaria. La permanenza dell’agricoltura e il suo sviluppo sono cruciali per la montagna. Ma lo sono anche, di riflesso, per le sorti dei territori a valle che dall’agricoltura di montagna dipendono per i presidio del territorio, per la gestione e la provvista dell’acqua, per la riserva di biodiversità e di paesaggio, per l’adattamento e il contrasto al cambiamento climatico, ecc.
Le difficoltà che devono affrontare le imprese agricole di montagna sono tante, prima fra tutte i costi elevatissimi di produzione, ben al di sopra delle medesime aziende di pianura. Inoltre le insidie di carattere logistico rendono più difficoltosa la collocazione delle merci sui mercati, siano essi vicini o addirittura fuori dai confini nazionali. Poi c’è il cronico problema dell’invasività della fauna selvatica che comporta ingenti danni agli allevamenti zootecnici ed alle colture.
La montagna può diventare protagonista dello sviluppo di tutta l’economia a condizione che l’Ue, lo Stato e le Istituzioni locali avviino una strategia complessiva e coordinata per lo sviluppo delle aree montane fondata sull’agricoltura e la valorizzazione dei prodotti tipici di montagna, in combinazione con ambiente e turismo, dato che ciascuno dei singoli comparti economici può svilupparsi solo se in sinergia con gli altri.
Gabriele Carenini – Presidente regionale Cia