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Abbattere i cinghiali si può, ma solo “nei casi in cui non esistano metodi ecologici efficaci o perseguibili”
Scritto il 21-12-2018 da Ufficio stampa | Categoria: fauna selvatica
La Giunta regionale ha approvato una delibera che contiene le indicazioni operative per l’approvazione ed esecuzione dei piani di contenimento numerico del cinghiale. Nella delibera si prevede che piani predisposti da Province e Città metropolitana debbano comprendere interventi di urgenza per garantire una tempestiva azione in caso di danneggiamenti in atto e interventi programmati per il controllo della presenza della specie sul territorio. Ai proprietari ed ai conduttori di fondi è consentito di provvedere alla cattura o all’abbattimento degli animali se in possesso delle necessarie autorizzazioni.
Grazie alla delibera vengono messi a disposizione delle province e della Città metropolitana nuovi strumenti utili al controllo della fauna selvatica, ma la Giunta regionale – forse preoccupata dalla recente pronuncia del Consiglio di Stato che ha rigettato il ricorso della Città Metropolitana di Torino tendente a fare annullare l’Ordinanza di sospensiva delle attività di controllo del cinghiale decretata dal Tar Piemonte il 4 ottobre 2018 – ha previsto che i piani di contenimento numerico del cinghiale possano essere attuati “nei casi in cui non esistano metodi ecologici efficaci o perseguibili per tenerne sotto controllo la proliferazione”. Questa disposizione rischia di dare vita a contenziosi con i cosiddetti animalisti ogni qual volta le Provincie e la Città metropolitana decidano di dare esecuzione ad una battuta al cinghiale.
Un metodo “ecologico” indicato dall’Assessore Ferrero, nel comunicato stampa a commento della delibera, é la sterilizzazione dei cinghiali in collaborazione con l’Istituto zooprofilattico, ma la sterilizzazione è una risposta assolutamente non proporzionata al problema, sia per i tempi, lunghissimi, che per logistica e costi.
L’aumento incontrollato dei cinghiali sta causando forti ripercussioni sul comparto agricolo, i cui operatori sono sempre più penalizzati e disorientati. Non meno importante è il timore per l’incolumità dei cittadini a causa dei frequenti incidenti stradali, a volte mortali, che ormai rappresentano un problema di ordine sociale.
Così non si può andare avanti, ma purtroppo il tema del controllo della fauna si è trasformato in una discussione tra opposti, mentre sarebbe necessario mettere seduti intorno allo stesso tavolo comunità scientifica, agricoltori, associazioni ambientaliste e venatorie per trovare una soluzione definitiva, quanto mai urgente, al problema.