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Il progetto “Innovazione in agricoltura” presentato dalla Cia a Canelli

Scritto il 08-11-2018 da Ufficio stampa | Categoria: Cia

“Innovazione in agricoltura”, il progetto della Cia- Agricoltori italiani è stato presentato martedì 6 novembre, al Comune di Canelli da Claudia Merlino responsabile Organizzazione e Sviluppo dell’organizzazione agricola nell’ambito di un convegno che ha messo a fuoco il rapporto tra il mondo delle imprese, il mondo della ricerca e dell’innovazione digitale nei diversi aspetti: produzione, trasformazione, distribuzione e mercato.

Hanno aperto il convegno Marco Gabusi, sindaco di Canelli e presidente della Provincia di Asti; Giorgio Ferrero, assessore all’Agricoltura Regione Piemonte; Gabriele Carenini, presidente Cia Piemonte e Alessandro Durando, presidente Cia Asti.

Dopo la presentazione del progetto sono intervenuti: Paolo Quaranta, account executive SIA; Mattia Manetti, cofounder Wenda e Giovanni Di Mambro, cofounder Elaisian. Successivamente si è svolto il panel dedicato al progetto Cia-Agricoltori Italiani. A confronto, moderati dal giornalista de «La Stampa» Maurizio Tropeano sono stati Diego Breviario, direttore di Ricerca CNR Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria; Vincenzo Gerbi, dipartimento Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – Università di Torino; Massimiliano Apollonio, imprenditore e enologo, e Danilo Amerio, presidente Agia Piemonte.

Ha chiuso i lavori il presidente nazionale Cia, Dino Scanavino.

Negli Stati Uniti circa il 60% delle imprese agricole utilizza soluzioni di agricoltura digitale. In Italia non si può dire certo lo stesso visto che meno dell’1% della superficie agricola nostrana viene gestita con tecnologie di precision farming.  Spingere le imprese agricole ad adottare un approccio 4.0 all’agricoltura è l’obbiettivo del progetto innovativo della Cia che si concentra al momento sui comparti del vino e e dell’olio extravergine d’oliva, due motori trainanti dell’economia agricola muovendo qualcosa come 14 miliardi di euro l’anno.

Da un’accurata analisi dei settori olivicolo-oleario e vitivinicolo è emerso come appena il 5% delle imprese coinvolte abbiano compiutamente agganciato le opportunità offerte dalle moderne tecnologie e dalla digitalizzazione. Addirittura, sul totale delle aziende agricole attive in Italia, solo una su quattro dispone di un proprio sito Internet. C’è, quindi, anche un problema di informazione e conoscenza da parte degli imprenditori agricoli. Questo è il motivo per cui Cia si accredita al ruolo di server e ottimizzatore di strumenti e soluzioni integrate da offrire ai produttori. Selezionando, nella anche troppo vasta e dispersiva offerta sul mercato digitale, il meglio delle utility tecnologiche esistenti e creando un pacchetto efficiente e “chiavi in mano” per le aziende.

La Cia parte dalla considerazione che il digitale stia portando l’agricoltura verso un nuovo modo di fare impresa, dove tutte le componenti del processo produttivo sono connesse l’una all’altra in una visione integrata dell’azienda. Uno scenario che ha l’obiettivo di aumentare l’efficienza delle produzioni permettendo l’interconnessione di tutte le risorse tecniche e umane, dell’impresa, delle reti logistiche e commerciali. La vera innovazione non sta quindi nel singolo dispositivo, ma nel concetto di integrazione di tutte le componenti relative all’azienda, alla produzione e alla filiera.

Innovare i processi dal campo al consumatore -secondo il progetto sviluppato dalla Cia- costerebbe un investimento medio pari all’1% del fatturato aziendale ma garantirebbe, in un triennio, un aumento delle entrate fino al 20%.

Il progetto della Cia mette in evidenza come siano ampi i margini per intervenire sui costi produttivi, iniziando dal risparmio sulla bolletta energetica e dalla riduzione dell’impiego di mezzi strumentali. Grazie all’utilizzo di software intelligenti infatti, l’agricoltore può ottenere indicazioni puntuali sui reali bisogni delle colture, dei vari processi agronomici e di trasformazione, eliminando così gli sprechi, in primis della risorsa acqua. Non solo agricoltura di precisione -aggiunge la Cia- ma anche piattaforme condivise di Food Integrity Tracking per tracciare l’integrità del food & beverage lungo la distribuzione. Inoltre, potrebbe sembrare una banalità, però già sfruttando le potenzialità di alcune app gratuite e i social network, una piccola azienda -magari situata in una zona interna difficilmente raggiungibile- può intercettare una vasta platea di clienti potenziali: inimmaginabile fino a pochi anni fa, quando per farsi conoscere era necessario un consistente impegno finanziario, in termini di marketing, promozione e pubblicità.

Uno degli aspetti più interessanti del progetto della Cia è quello legato al miglioramento della qualità e dei volumi prodotti. Tutto proiettato in una visione di sostenibilità economica e ambientale, offrendo la massima garanzia di trasparenza al consumatore finale. Il passaggio obbligato in questa direzione è l’attivazione dell’identità genetica, una materia trattata dal CNR e sostenuta dalla Cia: da una parte la scelta delle miglior cultivar e varietà per resa e qualità, di olive e uve, e dall’altra la certezza per i consumatori che il prodotto nella bottiglia acquistata sia inconfutabilmente quello dichiarato in etichetta. Una sorta di prova del Dna delle materie prime utilizzate.

“L’innovazione e la sostenibilità sono due asset su cui siamo particolarmente concentrati -ha detto il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino- e nei quali crediamo per generare un reale sviluppo del settore e performance più competitive delle imprese agricole italiane. Efficientare le filiere è un passaggio fondamentale per quel cambio di marcia, in termini di crescita del valore aggiunto del prodotto, che in questo Paese è fermo agli intenti”.

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