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La tradizione non è altro che un’innovazione ben riuscita, perché duratura nel tempo
Scritto il 03-10-2018 da Ufficio stampa | Categoria: agroalimentare
“I contadini sono depositari di conoscenza, di lavoro empirico di generazioni. E forse non siamo noi a dover aiutare i contadini, ma loro ad aiutare noi”. In queste parole di Carlin Petrini è riassunto il significato profondo di Terra Madre, la rete internazionale dei piccoli produttori promossa da Slow Food. Ad una lettura superficiale queste parole possono essere interpretate come un’esaltazione della ”tradizione” contro ogni forma di “innovazione”. Ma forse una siffatta interpretazione non é corretta.
I saperi contadini rappresentano sicuramente un patrimonio da valorizzare, ma vanno coniugati con l’esigenza di produrre abbastanza cibo, buono e sicuro, per mettere al riparo dalla fame tutta la popolazione del pianeta – che nel 2050 sarà di circa 9 miliardi di persone – e per offrire nel contempo una remunerazione equa ai produttori. Partendo dalla valorizzazione delle tradizioni antiche, ma combinandole con le migliori tecnologie e le più avanzate ricerche scientifiche, l’agricoltura può vincere le sfide del futuro.
Innovazione tecnologica, inoltre, non significa necessariamente decadimento della qualità. Il nostro vino, ad esempio, è diventato migliore ed é apprezzato in tutto il mondo da quando i figli dei contadini delle Langhe e del Monferrato hanno incominciato a frequentare la scuola enologica di Alba per imparare le migliori tecniche di vinificazione. Il mitico “vino del contadino” merita il massimo rispetto, ma per ottenere un buon vino é essenziale la conoscenza di almeno un minimo di tecnica enologica.
Innovazione tecnologica non significa neppure decadimento inevitabile dell’ambiente. Le nuove tecnologie applicate all’agricoltura mettono a disposizione strumenti sempre più validi per incrementare la sostenibilità ambientale delle lavorazioni in campo.
“Tradizione” e “innovazione” sono termini troppo spesso ed ingiustamente posti in antitesi. In generale, nel settore agroalimentare, si associa alla tradizione la tipicità del prodotto, evocando la sua genuinità, la natura, mentre l’innovazione è vista come qualcosa di artificiale, quindi di negativo.
In realtà la tradizione non è altro che un’innovazione ben riuscita, perché duratura nel tempo. Questo per dire semplicemente che tradizione e innovazione possono andare tranquillamente a braccetto. Oggi, invece, nel settore agricolo, e agro alimentare in generale, si è creata un po’ questa dicotomia, associando alla tradizione la tipicità del prodotto, e all’innovazione tecnologica e peggio ancora all’innovazione bio tecnologica qualcosa di artificiale e di dannoso. Ma la nostra agricoltura da sempre ha cercato di integrare tradizione/innovazione con un bel pizzico di creatività che ha consentito ai nostri prodotti agricoli e agro alimentari di farsi conoscere in tutto il mondo.
Tutti i prodotti tradizionali del Made in Italy, dal vino, alla pasta, all’olio, sono tutti prodotti tradizionali, che per vincere la competitività sui mercati nazionali e internazionali hanno bisogno di innovazione, sia di processo che di prodotto. L’innovazione é uno strumento fondamentale per consentire alle nostre imprese agricole e agro industriali di collocarsi sul mercato creando poi valore aggiunto.
Giovanni Cardone – Direttore Cia Piemonte