In Evidenza
Emergenza Coronavirus
Lavora con agricoltori italiani
Dal campo alla tavola
Portale sconti di Cia
Le Associazioni
AGIA
Associazione Giovani Imprenditori Agricoli
ANP Cia
Associazione Nazionale Pensionati
Donne in Campo
La spesa in campagna
Turismo verde
ASES
Progetto Highlander
Informativa
Cookie e Privacy
La rabbia degli agricoltori dopo la sentenza del Tar del Piemonte che sospende i piani di abbattimento nel Torinese
Scritto il 15-10-2018 da Ufficio stampa | Categoria: fauna selvatica
Con la sentenza del Tribunale amministrativo del Piemonte che la settimana scorsa ha sospeso i piani di abbattimento dei cinghiali in provincia di Torino, torna a riaccendersi la protesta degli agricoltori sui danni della fauna selvatica: “Non ce l’ho con i giudici – mette le mani avanti il presidente della Confederazione italiana agricoltori di Torino, Roberto Barbero -, che fanno il loro mestiere sulla base delle normative vigenti, me la prendo invece con i politici, che continuano a parlare senza fare niente. Tutti sanno quanto sia diventato devastante il problema dei cinghiali per la nostra agricoltura, eppure nulla si muove. Prendo atto che anche nel contratto di governo del nuovo esecutivo nazionale non c’è traccia di interventi per far fronte ai danni della fauna selvatica, che va gestita e non più soltanto tutelata. Fintanto che non si metterà mano alla legge, non ci sarà modo di contenere efficacemente l’imperversare dei cinghiali, come dei lupi e degli altri selvatici”.
Accogliendo il ricorso delle associazioni ambientaliste e animaliste Lac, Lav, Sos Gaia e Oipai, il provvedimento del Tar non chiude la caccia, che proseguirà regolarmente fino al temine della stagione venatoria, ma pone lo stop al Programma straordinario per il contenimento del cinghiale, approvato dalla Città Metropolitana (ex Provincia) di Torino. In particolare, viene affermato che gli abbattimenti di animali devono essere l’extrema ratio, potendosi eseguire solo se l’Istituto Superiore per la Protezione la Ricerca Ambientale (Ispra) certifichi l’iniziale inefficacia di interventi ecologici alternativi incruenti. Per i giudici, il pretesto dei costi degli interventi di prevenzione (recinzioni, dissuasori elettrici, eccetera), avanzato dalla Città Metropolitana, non giustifica alcuna violazione della normativa statale.
“I danni provocati dalla fauna selvatica – sottolinea il presidente regionale della Confederazione italiana agricoltori del Piemonte, Gabriele Carenini – stanno diventando il primo problema delle nostre aziende agricole. La situazione è drammatica non solo per le colture, ma anche per l’incolumità delle persone, come dimostra l’incremento degli incidenti stradali provocati dall’attraversamento dei cinghiali. Bisogna che la politica intervenga al più presto, vanno disposti piani di abbattimento straordinari, ma anche interventi legislativi che consentano una gestione ragionata della fauna, superando l’approccio ideologico della tutela a ogni costo”.