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Il biologico da mercato di nicchia a mercato di massa, l’impegno di Anabio Piemonte per accrescere la reputazione del settore
Scritto il 16-10-2018 da Ufficio stampa | Categoria: Biologico
Il settore del biologico è uscito definitivamente dalle “mode” ed è diventato ormai una realtà significativa dell’agroalimentare italiano. Oltre 5 miliardi di fatturato al consumo, circa 64mila aziende coinvolte, quasi due milioni di ettari coltivati. Ma come sempre, quando una tipologia di prodotti ha successo, attira l’attenzione degli speculatori. Sia in Italia, sia nel mondo sono state scoperte frodi e truffe a danno del biologico, compiute da organizzazioni, talvolta criminali, alla ricerca di facili guadagni. Si tratta di vicende gravi che rischiano di minare la fiducia dei consumatori nei confronti del biologico.
Il mondo del biologico deve trovare gli anticorpi necessari per emarginare i profittatori, altrimenti i tanti produttori seri che compongono questo mondo rischiano di vedere il loro lavoro vanificato da chi vi si è infiltrato soltanto per speculare.
In Piemonte è ancora vivo il ricordo dell’operazione “Riso amaro”, quando il Nucleo anti sofisticazioni dei Carabinieri, sotto il coordinamento della procura di Vigevano, sequestrò ingenti quantità di riso trattato con antiparassitari. Riso che veniva però dichiarato biologico, attraverso false attestazioni.
Anabio Piemonte – l’associazione che raggruppa ed organizza gli imprenditori agricoli della nostra Regione che hanno scelto di produrre adottando le tecniche dell’agricoltura biologica, alla cui presidenza é stata chiamata Raffaella Mellano, giovane imprenditrice agricola, che conduce insieme alla sua famiglia un’azienda agricola biologica e biodinamica a Rivarolo, in provincia di Torino – ha messo al centro della sua azione proprio quella di tutelare i produttori onesti per garantire che sulle tavole degli italiani arrivi solo cibo biologico sicuro.
Gli operatori del settore sono preoccupati anche perché l’ultimo regolamento europeo sul biologico, che a partire dal 2021 sostituirà l’attuale normativa, enuncia principi inquietanti quali, ad esempio, l’eliminazione delle soglie per la contaminazione casuale. Gli Stati membri, come l’Italia, che al momento applicano soglie massime per le sostanze non autorizzate nei cibi biologici potranno continuare a farlo, a condizione che permettano ai prodotti biologici provenienti da altri paesi Ue di entrare nel loro mercato. In Italia potrebbero quindi trovarsi in vendita prodotti che per la nostra normativa non avrebbero diritto allo status di alimento biologico.
Il settore del biologico merita di essere sostenuto perché mostra, in linea generale, migliori performance ambientali rispetto all’agricoltura convenzionale, ma va detto, ad onor del vero, che anche l’agricoltura convenzionale sta decisamente muovendosi verso un modello di produzione sostenibile, combinando rispetto delle risorse naturali quali acqua, fertilità del suolo e biodiversità con la produttività. E’ quindi auspicabile una politica che cerchi di ottenere il meglio sia dall’uno che dall’altro sistema di produzione.
Gabriele Carenini – Presidente Cia Piemonte