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Per gli scienziati europei il materiale ottenuto per mutagenesi non è ogm
Scritto il 27-10-2018 da Ufficio stampa | Categoria: Ogm
Aggiornare la legislazione europea sugli ogm, per stare al passo con i progressi delle biotecnologie applicate all’agricoltura. Lo chiedono oltre 85 enti e istituti di ricerca europei (per l’Italia tra gli altri Cnr, Scuola Superiore Sant’Anna e Società italiana genetica agraria) in un documento rivolto alle istituzioni europee.
L’iniziativa è la risposta alla sentenza della Corte di giustizia Ue dello scorso luglio che equipara agli ogm i prodotti di tutte le biotecnologie vegetali affermatesi dopo il 2001. Per evitare che l’Europa sia ‘tagliata fuori dagli sviluppi dell’innovazione varietale’, privando gli agricoltori ‘di nuove colture, resilienti ai cambiamenti climatici e di maggiore qualità nutrizionale’, scrivono gli scienziati, ‘la legislazione dovrebbe essere modificata in modo che i prodotti ottenuti con piccoli adattamenti del Dna’ con tecniche che non prevedono l’introduzione nella pianta di materiale genetico esterno, ‘non siano soggette alle disposizioni della direttiva ogm, ma siano invece regolamentate con il regime applicabile alle varietà selezionate in modo classico’.
Anche per la Cia-Agricoltori Italiani é sbagliato paragonare le nuove tecniche di mutagenesi agli ogm e, di conseguenza, assoggettarle agli obblighi previsti dalla direttiva comunitaria in materia. A differenza della transgenesi, infatti, i prodotti ottenuti per mutagenesi sono del tutto simili a prodotti ottenuti per incrocio tradizionale.
L’agricoltura italiana ha un grande bisogno di innovazione genetica. Bisogna produrre di più e meglio, consumando meno suolo e meno acqua, meno fertilizzanti e meno prodotti chimici per la difesa delle piante. Risolvere un’equazione così complessa con tante variabili non è affatto semplice. Ma dalla mutagenesi possono arrivare risposte importanti per un’innovazione a misura dell’agricoltura Made in Italy.
La mutagenesi consente di rendere più rapide, precise e sicure modifiche al genoma, del tipo che l’uomo applica alle piante dalla nascita dell’agricoltura.
Per fare un esempio di che cosa potrebbero significare le nuove tecniche: se avessimo un grano che produce un’ottima granella, ma che si alletta sul terreno perché troppo alto e un altro grano con una granella peggiore, ma a taglia bassa, dopo molti incroci arriveremmo a ottenere naturalmente un grano con la granella più pregiata e la taglia bassa, ma ci vorrebbe un lavoro lungo e dispendioso che diventerebbe ancora più complesso se invece di un tipo di grano dobbiamo isolare la secrezione di un enzima che inibisce l’attacco di un insetto. Risultati che oggi è possibile raggiungere in pochi passaggi di laboratorio tramite le nuove tecniche.
Nel 2012 l’’EFSA (European Food Safety Authority), su richiesta dell’UE, ha redatto un parere in cui si afferma che le piante ottenute per mutagenesi non presentano differenze rispetto a quelle costituite attraverso un normale processo di incrocio.