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Antibiotici veterinari: giù del 20% le vendite nell’Ue, del 30% on Italia
Scritto il 18-10-2018 da Ufficio stampa | Categoria: zootecnia
Calano in Europa le vendite di antibiotici usati per gli allevamenti di animali: tra il 2011 e 2016 si è registrata una flessione superiore al 20%, secondo il rapporto Esvac (European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption), pubblicato dall’Agenzia europea del farmaco (Ema). Nello stesso periodo l’Italia ha registrato un calo del 30% nelle vendite.
La tendenza alla diminuzione delle vendite dimostra l’efficacia delle azioni pianificate e attuate nel settore veterinario per il contrasto all’antimicrobico-resistenza.Dal 2019, con l’utilizzo del sistema informatizzato per la tracciabilità del farmaco e l’entrata in vigore nel nostro Paese della ricetta veterinaria elettronica sarà possibile rendere più efficace il monitoraggio non solo sulla vendita, ma sull’effettivo consumo di medicinali veterinari, rinforzando in questo modo le azioni di contrasto all’antimicrobico-resistenza.
Il trattamento con gli antibiotici in Italia ed in Europa si esegue principalmente per due motivi strettamente interconnessi tra di loro. Uno è la sanità animale, ovvero la necessità di garantire la salute degli animali tramite la lotta alle malattie ed il trattamento degli animali malati, e l’altro è il benessere animale, ovvero la necessità di garantire a tutti gli animali la libertà dalle malattie e dalle sofferenze che queste comportano.
L’utilizzo degli antibiotici in Italia deve seguire la seguente prassi: visita clinica di un veterinario, che può chiedere anche un supporto di laboratorio, con una diagnosi precisa, prescrizione veterinaria, compilazione di un registro di allevamento obbligatorio in cui sono riportati tutti i dati inerenti la terapia, l’identificazione dei soggetti (in genere il gruppo), l’inizio e la fine del trattamento e i tempi di sospensione. La maggior parte degli allevatori non ha scorte di farmaci, quindi questi ultimi vengono ordinati solo quando servono e solo se li prescrive il veterinario.
Dopo la somministrazione di un trattamento antibiotico in allevamento deve essere rispettato il cosiddetto periodo di sospensione, durante il quale l’animale non viene macellato, per garantire l’assenza di residui di farmaco nel prodotto finito e quindi nella tavola dei consumatori.
La normativa sull’utilizzo dei farmaci è precisa e gli allevatori italiani sono sottoposti a rigidissimi controlli da parte dei veterinari delle Asl che intervengono senza preavviso ad ogni ciclo produttivo.
L’accusa che negli allevamenti si faccia un uso massiccio e ingiustificato degli antibiotici non risponde al vero.