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Il 5,2% della superficie della nostra Regione è a rischio frane
Scritto il 13-09-2018 da Ufficio stampa | Categoria: ambiente
L’Ispra ha pubblicato una mappa sul dissesto idrogeologico. La superficie del nostro Paese potenzialmente soggetta a frane, rileva l’Ispra, supera l’8% del territorio nazionale (+2,9% rispetto al 2015) e quella potenzialmente alluvionabile nello scenario medio sfiora i 25.400 chilometri quadrati (+4%).
Complessivamente il 16,6% del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (50 mila chilometri quadrati). Quasi il 4% degli edifici italiani (oltre 550mila) si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e più del 9% (oltre un milione) in zone alluvionabili nello scenario medio.
In Piemonte, riferisce Ispra, su una superficie totale di 25.387 kmq, 652,2 kmq sono a rischio molto elevato di frane, 578,6 kmq sono a rischio elevato, 98,2 kmq sono a rischio medio e 0,1 kmq sono a rischio moderato. Forse non é ancora una situazione di emergenza, ma é certamente una situazione preoccupante, cui va posto rimedio con urgenza poiché i cambiamenti climatici, caratterizzati da piogge intense concentrate in tempi molto brevi, possono incrementare cedimenti e frane.
L’agricoltura, il lavoro paziente e continuo dell’agricoltore, la presenza diffusa sul territorio sono armi fondamentali per contrastare i disastri idrogeologici. Gli agricoltori garantiscono la corretta gestione delle risorse idriche, la manutenzione del reticolo idrografico ed impediscono l’erosione delle pendici montane e collinari.
Più agricoltura non deve essere, però, un semplice slogan. Ci vogliono atti tangibili che consentano, soprattutto ai giovani, di tornare sui campi, in quelle zone di collina e di montagna che, senza la presenza dell’uomo, sono sempre più soggette a frane, crolli e devastazioni.
E poi é necessario che il nostro Parlamento approvi finalmente una legge per frenare la cementificazione del suolo. L’avanzata del cemento non solo contende il terreno all’agricoltura, non solo in molti casi é un attentato alla bellezza del paesaggio, ma c’è una strettissima correlazione tra consumo di suolo e dissesto idrogeologico, delle cui conseguenze ci ritroviamo ad occuparci sempre più spesso.
Per questa ragione è inaccettabile che l’Italia continui ad essere sguarnita di regole atte a contrastare la perdita e il degrado di suoli liberi e la loro trasformazione in superfici urbanizzate.
Gabriele Carenini – Presidente Cia Piemonte