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Voucher e riduzione del costo del lavoro per ridare slancio al settore agricolo
Scritto il 17-07-2018 da Ufficio stampa | Categoria: burocrazia
Le forme e le modalità occupazionali in agricoltura sono piuttosto complesse e con importanti peculiarità rispetto ad altri ambiti occupazionali. La natura discontinua e la forte stagionalità delle attività agricole impongono l’adozione di specifici modelli organizzativi del lavoro. In occasione delle grandi campagne di raccolta, ad esempio, le aziende agricole, devono poter disporre di molta mano manodopera in un lasso di tempo molto breve e spesso anche non programmabile.
Per questo la Cia-Agricoltori Italiani accoglie con favore l’apertura del ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio alla reintroduzione dei voucher in agricoltura per le prestazioni occasionali, di cui l’agricoltura per altro non ha mai abusato. Non è un caso che il numero di voucher impiegati in agricoltura sia praticamente rimasto stabile dal 2011 fino alla loro soppressione.
Con i voucher diminuisce il rischio che una parte dei lavori occasionali si faccia fuori da ogni regola. Il libretto famiglia così come il contratto di prestazione occasionale introdotti dal governo Gentiloni, che avrebbero dovuto sostituire i voucher, non sono decollati. Troppo complicati e costosi. Ora però occorre fare presto perché circa la metà dei voucher in agricoltura viene impiegata per la vendemmia.
In questo momento la maggior parte dell’attenzione é concentrata sul dibattito relativo ai voucher, ma non bisogna dimenticare che la stragrande maggioranza del lavoro in agricoltura è costituito dalla manodopera famigliare. Nel Belpaese, infatti, la più parte della superficie agricola è nelle mani delle aziende agricole familiari sulle quali grava un carico fiscale eccessivo, che occorre ridurre, considerando anche i bassi livelli di redditività tradizionalmente associati al settore primario.
Un’altra colonna del lavoro in agricoltura sono i salariati fissi. In Italia il costo del lavoro in agricoltura, inteso come oneri contributivi ed assicurativi, è pari a più del doppio dei Paesi europei come Francia e Spagna. Una situazione che crea un deficit di concorrenza delle nostre imprese agricole rispetto alle imprese di Paesi con un’agricoltura simile alla nostra.
A pesare sulle imprese agricole sono anche gli oneri burocratici che impegnano gli agricoltori almeno 100 cento giornate l’anno per adempiere a tutti gli atti richiesti dalla Pubblica Amministrazione. Tutte giornate sottratte al lavoro nei campi o nelle stalle. Ridurre gli oneri burocratici si può. È sufficiente snellire procedure e pratiche, che di fatto oggi rappresentano veri e propri ostacoli alla crescita economica delle imprese agricole. Occorre impegnarsi infine per favorire la comunicazione all’interno della Pubblica Amministrazione.
Gabriele Carenini – Presidente Cia Piemonte