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Il Piano Lupo fermo da dicembre in Conferenza Stato Regioni. Trento e Bolzano autorizzano gli abbattimenti.
Scritto il 09-07-2018 da Ufficio stampa | Categoria: fauna selvatica
Il Consiglio provinciale del Trentino e poi da quello di Bolzano hanno approvato due leggi che autorizzano “il prelievo, la cattura o l’uccisione di esemplari” della specie Ursus arctos e Lupus canis.
Le due leggi provinciali rispondono alle richieste di chi abita le valli dove, a causa degli attacchi agli allevamenti, l’ostilità verso i predatori è sempre più diffusa.
Per il Ministro dell’ambiente, il generale Costa, che è contrario agli abbattimenti, “ci sono tante soluzioni alternative da poter trovare insieme”, ma non spiega quali siano queste tante soluzioni alternative.
Il Piano lupo, che prevedeva un lungo elenco di misure, tra cui, in casi estremi, l’abbattimento di un numero di lupi non superiore al 5 per cento del numero complessivo in Italia (non si trattava quindi di liberalizzare la caccia al lupo), è fermo da dicembre in Conferenza Stato Regioni. L’empasse è sorto perché le Regioni Toscana, Veneto e Valle d’Aosta e le Province autonome di Trento e Bolzano erano favorevoli all’abbattimento, mentre altre Regioni erano contrarie.
Trento e Bolzano hanno scelto di agire comunque, forzando l’equilibrio tra i poteri dello Stato, ed hanno approvato le leggi suddette. E’ sbagliato? E’ giusto? Una cosa è certa: che l’attuale situazione è intollerabile ed è necessario che le Istituzioni assumano dei provvedimenti.
In questi ultimi anni le razzie di animali selvatici e domestici ad opera dei lupi sono aumentate in modo esponenziale. La situazione é drammatica. Gli allevatori ed i pastori sono esasperati. A causa degli attacchi dei lupi, che ormai sono arrivati a formare dei pericolosi branchi territoriali, la pastorizia e l’allevamento in montagna stanno diventando un’attività snervante, quasi impossibile.
I sistemi di recinzione e i cani da guardiania possono far poco contro gli attacchi del lupo, come dimostrano le esperienze di aziende agricole che, nonostante adeguate misure di difesa, hanno visto ugualmente il bestiame razziato. E in ogni caso le recinzioni possono risultare efficaci in certe condizioni orografiche e di sistema pastorale, ma non in altre, ed i costi per realizzare recinti alti e robusti sono spesso proibitivi.
La Cia del Piemonte chiede alla Regione Piemonte di farsi interprete delle preoccupazioni degli agricoltori, dei pastori e degli allevatori che operano in montagna che chiedono di fermare le proliferazione dei lupi sulle nostre montagne. E’ in gioco l’economia di territori marginali nei quali l’allevamento del bestiame e la pastorizia sono tra le poche attività rimaste.